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    L’infinita “notte” di Elie Wiesel

    Sono ormai trascorsi cinque anni dalla scomparsa di Elie Wiesel. Scrittore, giornalista e saggista. Fu insignito nel 1986 del premio Nobel per la pace; un premio guadagnato grazie al suo impegno nel raccontare le atrocità subite in presa diretta durante la prigionia nel campo di sterminio Auschwitz II – Birkenau. Fu definito “ messaggero per l’umanità” nel narrare con realismo e senza pietismi “la sua personale esperienza della totale umiliazione e del disprezzo per l’umanità a cui aveva assistito nei campi di concentramento di Hitler”. 

    “Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte” scrive Wiesel nel suo libro “la Notte”. Il racconto di un giovane ragazzo cresciuto nell’universo dello yiddish e dell’ortodossia, che si trova catapultato in un universo pieno di morte e desolazione, dove tutto è buio, dove tutto appunto è coperto dal manto della notte. La prigionia nel ghetto di Sighet e il successivo 6 maggio 1944, giorno in cui le autorità ungheresi diedero il permesso all’esercito tedesco di effettuare la deportazione degli ebrei dei ghetti ad Auschwitz-Birkenau.

     Una gara alla sopravvivenza in cerca di un po’ di luce e di speranza per se stesso e per l’amato padre, è quella che racconta Wiesel in questo testo autobiografico, breve ma di una profondità disarmante; in cui il senso di oscurità della notte nel campo attanaglia anche il lettore. Ed è proprio la notte il fil rouge del libro che intreccia le vicende di Elie con la grande storia delle deportazioni. L’ultima notte che vive nella sua casa, l’ultima notte nel ghetto, l’arrivo del treno nel campo e la notte che si apre minacciosa sul cielo di Auschwitz e la poi la prima, e indimenticabile notte nel campo, momento che lo segnerà indelebilmente rendendo la sua vita, una notte interminabile. Una testimonianza drammatica, lacerante, ma necessaria perché la storia del giovane Wiesel è la storia di un’intera generazione spezzata dall’atrocità nazista. Una testimonianza che si concretizza, si fa materia, diventando parte della storia di ogni essere umano che legge. Un’infanzia rubata, una dignità negata e la vita che cambia tutta d’un tratto, così la Notte di Wiesel emoziona il lettore, senza volerlo, perché le parole intrise di verità non hanno bisogno di convincere, arrivano dritte come una pallottola e colpiscono come solo una storia amaramente reale può fare.

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