L’Haifa International Film Festival è uno dei festival cinematografici più importanti d’Israele. Si tiene ogni anno, già dal 1983, questa del 2021 è infatti la 37ma edizione, durante il periodo della festa di Sukkoth, la festa delle capanne, proprio nella città di Haifa.
Un festival particolarmente imponente, quest’anno si tiene fino al 28 del mese di settembre, con una selezione di più di 280 pellicole nelle sue varie sezioni. Pellicole che provengono sia dalla produzione israeliana più recente che da tutte le parti del mondo.
Nella sua sezione competitiva “Carmel” possiamo segnalare la presenza dello spagnolo “Armugan” di Jo Sol, il favoloso “Onoda- 10.000 Nights in the Jungle”, una
co- produzione tra Giappone, Francia, Germania e Italia, del regista Arthur Harari. “Onoda” è ambientato nel Giappone del 1944 e mette in discussione la filosofia di quel paese negli anni della seconda guerra mondiale: nessun suicidio, rimanere in vita a tutti i costi, la missione prima di tutto. Dall’Italia invece arriva “Il paradiso del pavone” di Laura Bispuri con il suo cast tutto al femminile da Dominique Sanda ad Alba Rohrwacher e da Maya Sansa a Maddalena Crippa.
Molta Italia anche nelle altre sezioni. In particolare in “Gala” viene presentato “Tre piani” ultimo film di Nanni Moretti, di contemporanea uscita nel nostro paese, tratto dal magnifico romanzo di Eshkol Nevo. Nella stessa sezione possiamo (dobbiamo) citare anche: “Stillwater” un potente dramma familiare firmato Tom “Spotlight” McCarty con Matt Damon, “The Last Bus” dell’inglese Gillies MacKinnon con un superlativo Timothy Spall e infine il medio metraggio di Pedro Almodovar “La voce umana” tratto dal testo di Jean Cocteau e interpretato da Tilda Swinton. Da segnalare che nel Festival viene presentato anche “L’amore” di Roberto Rossellini del 1948, tratto dallo stesso testo di Cocteau e interpretato da Anna Magnani. Sempre nella stessa sezione “Blue Bayou” una denuncia del sistema immigratorio americano dall’attore di “Twilight” Justin Chon, qui dietro la macchina da presa.
Il cinema israeliano trova soprattutto spazio in due sezioni: l’Israeli Feature Film Competition che ci propone il meglio della cinematografia di finzione con film come “Tel Aviv” di Marat Parkhomovsky, storia di una coppia che vive tutte le contraddizioni di una grande città come Tel Aviv, ma anche “The House on Fin Street” di Amin Manor, pellicola che si muove tra realtà e finzione nella nostra vita contemporanea. Infine molti documentari nell’omonima sezione del festival.
In “Haifa’s wildest nights” abbiamo invece alcuni film controversi (e perciò interessantissimi) come “Benedetta” di Paul Verhoven, “Titane” di Julia Ducournau, Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes e “Red Rocket” di Sean Baker, autore di “The Florida Project”, sulla storia di un porno star nella provincia americana.
Chiudiamo con alcuni titoli “classici” nella sezione, appunto, “Haifa Classics”: dai gloriosi “Harold e Maude” di Hal Asby e “Voglio la testa di Garcia” di Sam Peckinpah attraverso il western mutilato e prezioso di Michael Cimino “I cancelli del cielo” fino al mai scontato “Orizzonti di gloria” kubrickiano e il misconosciuto ed antirazzista “White Dog” di Samuel Fuller.
Insomma il Haifa International Film Festival è per tutti i gusti!