Dopo il grande successo al Festival di Cannes, il cinema Israeliano ritorna il Francia, in grande stile, nella 21ma edizione del Festival du cinema Israélien, a Parigi, fino al 10 ottobre.
9 lungometraggi dalla recente produzione israeliana che comprendono oltre ai collaudati e multi premiati “Where is Anna Frank” di Ari Folman e “My Kid”di Nir Bergman, alcune piccole grandi sorprese: “Forgiveness” firmato a quattro mani da Guy Amir e Hanan Savyon racconta una storia di espiazione e il rapporto tra un ex detenuto e un ebreo ortodosso. Ma dobbiamo segnalare soprattutto, una perla come “Derniere seance a Bucarest” di Ludi Boeken, in cui si narra della storia, vera, di un soldato israeliano accusato di diserzione, nel 1955, per essere scappato per tornare a Bucarest e vendicare la morte del padre durante la Shoah. Un inno alla libertà e ai valori familiari.
Israele ormai produce importanti serie tv e cosi non poteva mancare in questa nuova edizione una novità assoluta come “The Beauty Queen of Jerusalem”: Adattamento del best seller omonimo di Sarit Yishai-Levi, la serie è ambientata nel 1917 ed è incentrata sulle vicende multi-generazionali della famiglia Ermoza, una rispettabile famiglia sefardita che gestisce a Gerusalemme un piccolo banco di specialità turche. Abbraccia tre distinte epoche storiche protagoniste di sconvolgimenti e trasformazioni geopolitiche fino alla fondazione dello Stato di Israele. Una storia anche epica, piena di intrighi, dolore, gelosie ed amori mentre un paese sta nascendo. Nel cast Michael Aloni direttamente dalla serie Netflix di successo “Shtisel”.
Oltre ai numerosi corti e i documentari vi vogliamo segnalare: nella sezione “Jewish experience” due pellicole ambientate durante la seconda guerra mondiale. Il primo “La mort en face” di William Karel et Nellu Cohn racconta del fatto terribile avvenuto nel 1941 a Iasi in Romania, quando furono sterminati, dal 28 giugno al 6 di luglio, 15.000 ebrei. Fatto di cui si salvano solo poche foto.
Il secondo invece, dal titolo “Le lezioni di persiano”, già visto al Festival di Berlino, è un film in cui seguiamo le peripezie di un ebreo belga di nome Gilles che per sfuggire alla deportazione afferma di essere persiano. La bugia, tuttavia, lo mette in una posizione difficile quando gli viene dato l’incarico di insegnare il farsi. Tra realtà e finzione una tragi-commedia che non nasconde la sua origine teatrale.
Infine anche un omaggio al cinema israeliano più classico con il surreale “Avanti popolo”. Firmato da un importante regista come Rafi Bukai, il film è ambientato subito dopo la guerra dei sei giorni, raccontando di due soldati egiziani che cercano di raggiungere il canale di Suez attraversando il deserto di Sina e avendo molti incontri curiosi. Una satira delle assurdità della guerra in netto anticipo sui tempi. Rafi Bukai, il regista, è scomparso prematuramente a soli 46 anni, e il film riceve una candidatura all’Oscar come miglior film israeliano e vince un premio al festival di Locarno.
Una proposta, quella del “Festival du cinema Israélien de Paris”, che ci propone il volto migliore della cinematografia di un paese dalla intensa attività culturale.