Arriva a teatro lo spettacolo “Eroine della libertà” di cui abbiamo avuto un assaggio a Ebraica, festival internazionale di cultura a giugno. Firmato da Elisabetta Fiorito, giornalista di Radio 24, interpretato da Rosaria De Cicco per la regia di Giuseppe Bucci, lo spettacolo, in scena il 23 gennaio all’Off Off Theatre di via Giulia a Roma alle 21, si compone di cinque monologhi di altrettante donne diverse che raccontano le persecuzioni contro gli ebrei dall’epoca del Ghetto fino alla Shoah. La pièce si apre con una donna dei nostri tempi che parla di banalità, come l’effetto serra, fino a quando non accende la televisione e si ricorda che è il 16 ottobre, il giorno della razzia degli ebrei nel ’43. La riflessione amara è su come purtroppo non si possa cambiare la storia, ma anche un ricordo di coloro che salirono sui treni della morte.
L’antisemitismo, però, non nasce con la Shoah. Ed è per questo che lo spettacolo torna indietro all’epoca del Ghetto quando la mattina del 17 febbraio 1600 un’anonima rinacciatrice, ovvero una rammendatrice, esce da Portico d’Ottavia e assiste incredula al rogo di un filosofo a lei sconosciuto, Giordano Bruno.
Cento anni dopo gli ebrei sono ancora confinati nel Ghetto dove rimarranno per 300 anni in tutto. E qui incontriamo la prima figura storica dello spettacolo, Pacifica Di Castro che, nel 1694, si rifiuta di seguire il marito convertitosi al cattolicesimo. Le vicissitudini di questa donna, raccontate storicamente nel libro di Susanna Limentani “Opporsi alla conversione”, vengono qui vissute attraverso una notte drammatica dentro la casa dei catecumeni nel rione Monti dove gli ebrei venivano portati per spingerli ad abbracciare il cristianesimo.
Si passa poi a Rita Levi Montalcini e alle leggi razziste del ’38. La scienziata racconta la sua vita e gli esperimenti nel laboratorio casalingo dopo essere stata cacciata via dall’università, le scoperte sul cervello di una figura che ha dato grande impulso alla storia della medicina come raccontate in alcuni suoi libri.
Lo spettacolo si conclude con uno sguardo oltre la Shoah quando in scena entra Golda Meir, prima donna a diventare primo ministro in Israele e una delle prime al mondo. La politica israeliana viene ritratta durante la guerra del Kippur: il dilemma, descritto nella sua autobiografia, è quello di non aver ascoltato la voce interiore che le suggeriva la possibilità di un imminente attacco. Un dramma che porterà alle sue dimissioni, ma anche al ricordo dell’arrivo in Israele e all’aver contribuito a costruire un paese dove gli ebrei possano vivere liberi.
“Abbiamo messo in scena per la prima volta il Rogo a Napoli – spiega De Cicco, attrice partenopea – nel collegio dove studiò Giordano Bruno durante le giornate della cultura napoletane dedicate al grande filosofo. Adesso mi emoziona poterlo recitare a due passi da Campo de’ Fiori dove il filosofo fu bruciato”. Riguardo agli altri monologhi, De Cicco ha recitato più volte quello sulla razzia del ’43, ma anche Rita Levi Montalcini. “Ormai la storia di Rita fa parte di me, ma ogni volta provo un’emozione diversa a raccontare quello che furono le leggi del ’38, la costanza di una scienziata che continua a fare esperimenti anche se perseguitata, la scoperta dell’evoluzione delle cellule del cervello. E l’ironia che traspare dalle sue parole”.
C’è poi il tocco della regia a firma Giuseppe Bucci. “Ho cercato di dare risalto ai suggestivi testi di Elisabetta Fiorito e alle emozionanti potenzialità recitative di Rosaria De Cicco – racconta Bucci – con la quale abbiamo approfondito molto i personaggi, senza aggiungere troppi fronzoli ma accompagnando delicatamente, con luci e musiche, il flusso emotivo dello spettacolo e l’emergere delle anime di queste donne”.