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    Cultura

    Emanuele Calò indaga “La questione ebraica nella società postmoderna” nel suo nuovo libro

    Un’opera enciclopedica intrisa di cultura e storia ebraica, La questione ebraica nella società postmoderna (Edizioni Scientifiche Italiane) è il nuovo volume del giurista Emanuele Calò presentato il 6 marzo presso la sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma. In questa occasione l’autore ha dialogato con il presidente del Benè Berith Roma, Sandro Di Castro, percorrendo in senso diacronico i temi trattati nel volume, analizzando con passione argomenti storici, filosofici, culturali e anche politici della storia del popolo ebraico e delle numerose accuse che gli sono state mosse nei secoli.

    Calò ha redatto un itinerario permeato di dati e spunti di riflessione supportati da una sostanziale ricerca bibliografica che permettono al lettore di soddisfare le proprie curiosità su personaggi e vicende del popolo ebraico con spirito critico e originale, non rifuggendo dall’approfondire temi non scevri disfumature provocatorie.

    Su Hanna Arendt Calò scrive “Non si è domandata, HannaArendt, come l’umanità avrebbe potuto materializzarsi in un tribunale internazionale per giudicare Eichmann, avendo quella stessa umanità abbandonato gli ebrei al loro destino non soltanto senza soccorrerli ma addirittura nascondendo la Shoah?”.

    Il Deicidio, il Ghetto, il rapporto con la Chiesa sono solo alcuni dei temi anticipati dall’autore, che nella presentazione ha esaminato la differenza e il dibattito tra l’unicità e l’universalismo della Shoah, il caso Dreyfus e il Bund, a cui è dedica un lungo paragrafo “Antisionismo ebraico: il Bund”.

    Quella tra Calò e Di Castro è stata una conversazione variegata, a tratti tagliente e spiritosa. In pochi sono riusciti a trattenersi dalla tentazione di sfiorarsi il lobo del proprio orecchio dopo aver scoperto che Hitler aveva richiesto ad un fotografo l’immagine di Stalin per accertarsi che il suo lobo non fosse attaccato (cosa che, secondo le teorie naziste, avrebbe fatto sospettare la sua appartenenza al popolo ebraico).

    Antonella Di Castro, Vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, ha salutato la nuova «opera illuminante che mi auguro possa diventare un testo per comprendere gli eventi e i pregiudizi,perché soltanto con la conoscenza possiamo difenderci da nuove ondate di antisemitismo che mai avremmo creduto di poter assistere e rivivere». Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah considera il lavoro di Calò «un testo importante che avrebbe già bisogno di ulteriori capitoli».

    La presentazione rientra nell’ambito del ciclo “Salotto letterario”ed è frutto della collaborazione tra il Centro di Cultura ebraico della Comunità ebraica di Roma, la Fondazione Museo della Shoah e il Benè Berith Roma.

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