La terza grande mostra cronologica, Oltre il ghetto. Dentro&Fuori, che apre al MEIS il 29 ottobre e che copre il periodo storico dai ghetti alla prima guerra mondiale, si sviluppa proprio attorno al concetto del DENTRO e del FUORI, una esperienza esistenziale molto nota agli ebrei. Dentro e fuori dal ghetto. Dentro e fuori la propria cultura. Dentro e fuori la propria identità. Non solo una condizione geografica e territoriale – vivere dentro un luogo chiuso e poi uscirne – ma una situazione molto più ampia, culturale, identitaria, dell’anima. Qualcosa che segna l’allenamento ebraico alla vita, e lo rende peraltro molto attuale, in questo periodo storico in cui incertezza, imprevisti, instabilità e pluri-identità vigono sovrani.
Con Andreina Contessa, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel, che assieme a me hanno curato questo percorso, abbiamo voluto non solo presentare un racconto storico, ma entrarvi da un punto di vista quasi emotivo. Quale è stata la reazione degli ebrei italiani quando sono stati rinchiusi nei ghetti, a cominciare da quello di Venezia (1516) e quello di Roma (1555)? Che soluzioni di vita hanno trovato? Che sbocchi si sono inventati? Come hanno interpretato questa chiusura forzata in rapporto al mondo esterno, ma anche in rapporto al proprio ebraismo? Ponendoci queste domande abbiamo ad esempio incontrato la riscoperta di un personaggio come la regina Ester, eroina ebraica che vive fuori dall’ebraismo ma decide alla fine di salvarlo. Abbiamo scoperto l’importanza data agli oggetti rituali. E la centralità delle sinagoghe nella vita quotidiana. Nonché quella dello studio e dell’insegnamento. Ogni oggetto racconta una storia, ogni documento segnala una interpretazione di questo vivere dentro e fuori. Ed ogni storia ci rivela non solo sofferenza ma anche ricerca, creatività, impegno e ingegno, resilienza, appartenenza, attaccamento, fede.
Procedendo con questa lettura, abbiamo poi incontrato gli stessi ebrei italiani mentre uscivano dai ghetti, con la graduale equiparazione dei propri diritti a quelli di tutti gli altri cittadini, processo maturato da fine settecento fino all’unità d’Italia. Ne abbiamo conosciuto l’inevitabile entusiasmo, la voglia di partecipare alla vita di tutti gli altri italiani, a partire proprio dalla costruzione dell’Italia unita con le lotte risorgimentali. Ma ne abbiamo riconosciuto anche i timori, le incertezze e le difficoltà di abbandonare una vita ebraica più ricca ed assidua; la preoccupazione in certi di allontanarsi dalle proprie radici; la delusione in altri di non venire comunque rispettati in quanto ebrei.
La mostra, che sarà aperta al pubblico fino al 15 maggio 2022 ed è accompagnata da un completo catalogo sia in italiano che in inglese (SilvanaEditoriale), espone quasi cento pezzi, quasi tutti inediti. Alcune opere sono novità assolute: come il dipinto di Moritz Daniel Oppenheim che rappresenta il rapimento di Edgardo Mortara a Bologna nel 1958 e non è mai stato mostrato in pubblico dopo l’acquisto all’asta nel 2013 di un collezionista privato americano. O il bellissimo quadro di Sebastiano Ricci “Ester d fronte ad Assuero” proveniente dalle Gallerie del Quirinale.
Per questa mostra, che rappresenta il terzo segmento del percorso cronologico del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, si sono mobilitati collezionisti privati e comunità ebraiche, esperti, direttori di musei e di istituzioni, appassionati amici del MEIS: un coro di persone che hanno aiutato a ricostruire storie, saghe famigliari, destini e segreti di ghetti, persone e città.
Roma, vi ha un posto centrale, commovente e significativo, grazie ai generosi prestiti del suo Museo ebraico e del suo archivio, ai saggi di alcuni importanti storici, e al contributo di tanti privati che ci hanno aiutati a capire, ad entrare nel passato e perfino a ricostruire la topografia del ghetto. Grazie. Venite a Ferrara e troverete un pezzetto di voi.
Simonetta Della Seta
Ex direttore del MEIS e co-curatrice della mostra Oltre il ghetto. Dentro&Fuori