Cinque anni fa, nel gennaio del 2018, si spegneva Aharon Appelfeld, che fu un grande scrittore e narratore israeliano, sopravvissuto all’inferno della Shoah, la cui esperienza fu sempre alla base della sua produzione narrativa. Nato nel 1932 a Czernowitz (Bucovina), fu deportato insieme al padre in un campo di concentramento in Transnistria, dal quale fuggì nascondendosi per tre anni nelle foreste. A soli otto anni vide i soldati tedeschi uccidere sua madre a sangue freddo. Alla fine della guerra raggiunse l’Italia per un breve periodo, e da lì si imbarcò nel 1946 alla volta della Terra d’Israele. Fu proprio nel nascituro Stato Ebraico che Appelfeld ricostruì la sua vita, insegnando letteratura ebraica all’università Ben Gurion a Be’er Sheva’ e diventando membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Ma soprattutto dedicando la sua vita alla scrittura. A 85 anni muore, presso il Rabin Medical Center-Beilinson Campus a Petah Tikva, in Israele.
Tuttavia, l’eredità che Appelfeld ha lasciato al mondo intero è un patrimonio dal quale ancora si può attingere e imparare. Al centro delle sue narrazioni sempre la Shoah, raccontata e declinata attraverso voci e modalità sempre diverse. Spesso definito lo scrittore che “raccontò la Shoah”, definizione che piaceva poco ad Appelfeld stesso, i suoi libri, circa cinquanta in totale, sono stati apprezzati e tradotti in tutto il mondo, diventando dei veri best seller in patria. In Italia, l’autore ha pubblicato molte opere con la casa editrice Guanda, tra cui Badenheim 1939 e Storia di una vita, quest’ultimo è un racconto autobiografico che ricostruisce il percorso dell’autore dal piccolo villaggio dei Carpazi dove crebbe all’arrivo nella Terra Promessa. Inoltre, con Feltrinelli ha pubblicato: Una bambina da un altro mondo, e con Giuntina Notte dopo notte: considerato dalla critica come uno dei migliori romanzi di Appelfeld, è il racconto delle vite di un gruppo di ebrei orientali sopravvissuti alla Shoah e arrivati come profughi in Israele. Un racconto che descrive le difficoltà iniziali e profonde differenze all’interno della nuova società israeliana.
Il tema della memoria, accompagnato da una scrittura elegante e originale, ha permesso alle opere di Appelfeld di guadagnare numerosi riconoscimenti come Premio Israele, il Premio Napoli in Italia e il Premio Mèdicis in Francia. Pluripremiato e stimato da altre voci autorevoli della sua generazione come Philip Roth, Appelfeld è riuscito a fare della sua stessa vita un racconto che ha condiviso con il mondo intero nonostante le sue cicatrici. Oggi, a distanza di cinque anni dalla sua morte, rimpiangiamo un sopravvissuto che fu in grado di trasformare tutto il suo dolore in libri che riescono a toccare il fondo dell’anima di chi legge, infondendo un senso di speranza e di rinascita, nonostante tutto.