La prima versione degli appunti di Albert Einstein sulla teoria della relatività sarà battuta all’asta da Christie’s il 23 novembre a Parigi per la cifra di 2/3 milioni di sterline (2,7 /4,1 milioni di dollari).
Come riporta il The Guardian, il manoscritto, in cui il noto scienziato cerca di spiegare un’anomalia nell’orbita di Mercurio, è “senza dubbio il più prezioso, mai venduto prima” – hanno affermato Christie’s France e la casa d’aste Aguttes.
Esistono solo due documenti che riportano i calcoli scritti a mano da Einstein, mentre stava sviluppando la teoria della relatività: oltre a quello appena citato, il secondo si trova negli Archivi Einstein presso la Hebrew University di Gerusalemme.
Sono 54 pagine di appunti, scritti tra giugno 1913 e l’inizio del 1914, di cui 26 presentano la grafia dello scienziato, 25 quella dell’ingegnere svizzero Michele Besso, suo amico e collaboratore, e 3 pagine sono attribuite ad entrambi. “Completamente ricoperto da equazioni e calcoli, con ampie correzioni e cancellature, il manoscritto vede i due scienziati affrontare l’anomalia dell’orbita del pianeta Mercurio, un problema che ha assillato la comunità scientifica per decenni e per il quale viene utilizzata la prima versione delle equazioni della teoria della relatività generale di Einstein” riporta il noto quotidiano britannico.
“I manoscritti autografi di Einstein di questo periodo, e più in generale prima del 1919, sono estremamente rari”, ha spiegato Adrien Legendre di Christie’s – Questo, in particolare, fornisce una visione straordinaria del suo lavoro e permette un tuffo affascinante nella mente del più grande scienziato del XX secolo”.
Gli appunti contengono un errore di calcolo nella massa del sole a pagina 28 che causò l’allontanamento di Einstein dai suoi studi fino a settembre 1915, anno in cui lo scienziato sviluppò la teoria della relatività e spiegò l’anomalia dell’orbita di Mercurio.
Michele Besso decise, comunque, di tenere con sé il testo. “È grazie a lui che il manoscritto, quasi miracolosamente, è arrivato fino a noi: Einstein probabilmente non si sarebbe preoccupato di conservare quello che vedeva solo come un documento di lavoro” ha affermato Legendre di Christie’s.