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    C di cuore

    All’inizio dello scorso secolo molti libri per ragazzi hanno seguito la scia fortunata del romanzo “Cuore” di Edmondo De Amicis, pubblicato per la prima volta nel 1886. Quelle storie intrise di miseria e malinconia, che oggi ci sembrano così lontane, erano lo specchio di un’Italia da poco unificata e un veicolo di buoni valori per i giovani. È però meno noto che nel 1908 si diede alle stampe una versione “Jewish style”: “Cuore d’Israele” scritto da Guglielmo Lattes. Se è vero che il titolo e l’idea – come dichiarò lo stesso autore – hanno un debito con il romanzo di De Amicis, la decisione di dedicarlo a un pubblico ebraico gli ha permesso di adottare una struttura originale: a scandire il ciclo delle storie non è il calendario scolastico ma le festività, da Rosh a Shanà a Shavuot.

     

    Tra i vari episodi che trattano temi religiosi, di storia ebraica e di attualità c’è un racconto alquanto singolare, almeno per l’epoca. “L’antico Talmudista medievale” ha come protagonista un ebreo arrivato a Roma dopo la cacciata dalla Spagna del 1492, città in cui muore per difendere un altro uomo della sua comunità dalle vessazioni di un popolano. A metà tra magia e miracolo, il talmudista Scelomò ben Jahacob si risveglia nella Roma di fine ‘800, dove scopre di ritrovarsi nel futuro. Quello che trova dopo secoli è un paese dove sono rispettate le diversità e i suoi diritti di cittadino ebreo sono finalmente riconosciuti. 

    Il racconto vive dell’entusiasmo di inizio secolo, anche se in altre storie del libro aleggia il pericolo dell’antisemitismo presente nella società. Ciò che è curioso è che al protagonista fa forse più stupore una società egualitaria, piuttosto che un balzo temporale di tre secoli. La vera fantascienza è viaggiare nel tempo o l’accettazione dell’altro?

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