Ci sono scoperte casuali che colpiscono. Cercando sul web qualcosa sulla predicazione francescana antiebraica, mi sono imbattuta in una tesi di Davide Ferrari “Predicazione osservante e fermenti antiebraici a Venezia fra Quattro e Cinquecento”, una ricerca, tra gli altri, su Bernardino da Feltre, il prete zoccolante artefice dei Monti di pietà, ma anche del processo del piccolo Simonino a Trento nel 1475 che, con l’accusa dell’omicidio rituale, causò la condanna a morte di 15 ebrei.
Cosa ti ha spinto a scrivere questa tesi?
È partito tutto dal corso di storia degli ordinamenti medievali tenuto dalla professoressa Alessandra Rizzi alla Ca’ Foscari di Venezia. Si accennava alla predicazione medievale a Venezia, assente dal panorama degli studi. A me interessava il tema delle orazioni pubbliche, poi è emersa la necessità di capire la relazione tra Venezia, gli ebrei e il ghetto. Mi sono sempre interessato alle altre religioni e alle professioni di fede delle altre culture.
La tua tesi smonta dal punto di vista storico, Il Mercante di Venezia. Secondo quello che scrivi, il prestatore era responsabile anche del naufragio delle navi, giusto? Quindi Shylock non avrebbe potuto richiedere i soldi ad Antonio, né la libbra di carne…
Certo. A Venezia si ha la sovrapposizione tra interessi di governo e commerciali, in una dinamica in cui per fare andare bene la politica, gli uomini eminenti sono anche uomini di governo e gli interessi privati assurgono ad interesse pubblico. Questo dal punto di vista storico. Riguardo a Shakespeare, bisogna, però, capire anche il contesto in cui scrive.
Parliamo di Bernardino, cosa hai scoperto?
Molto è stato scritto, ma è interessante notare come la formazione di Bernardino a Padova coincida con il montare della polemica umanistica che riguarda i temi cardine delle prediche osservanti: la cittadinanza, l’etica morale, lo spiccato antiebraismo. Tutto ruota attorno alla cittadinanza, ma cosa vuol dire essere cittadino alla fine del ‘400? Su questo riflettono gli umanisti, ma anche i religiosi devono intervenire per arrivare a un insieme di idee che vanno a formare e assorbire quelle dell’opinione pubblica. Abbiamo un po’ troppo stereotipata del medioevo fatto di caste e di ceti, le idee invece girano ed è in quel momento che si forma l’opinione pubblica mediata dai ceti colti, gli umanisti, condotta verso le caste più basse dai predicatori. Poi ci sono le accuse di omicidio rituale, come il caso di Simonino, le accuse cristiane contro gli ebrei sono sempre le stesse. Bernardino da Feltre non fa altro che attualizzarle in modo veemente e violento andando a ripescare i temi economici e della cittadinanza per escludere gli ebrei dal circuito cittadino.
La predicazione francescana nel Veneto porta all’istituzione del ghetto?
Venezia e i principali organi di governo tengono sempre un atteggiamento trasformista e ambivalente, del peggior male per gli interessi della Repubblica che coincidono con quelli commerciali e con il mantenimento dell’ordine pubblico. Se al di fuori di Venezia, la Repubblica lascia un po’ di dominio ai rettori, in città non ci si può permettere insurrezioni e bisogna scegliere il male minore, quello di rinchiudere gli ebrei come vogliono gli osservanti, senza rinunciare all’apporto che possono dare al commercio. Venezia all’epoca è una città di 100mila persone, una metropoli, ma è anche un’isola, fatta di calli strettissime e di piazzette. Se le prediche hanno il potere di infiammare il popolo, prediche a cui partecipano 10-15mila persone, è un problema di ordine pubblico. Il solo modo di arginare gli osservanti è accontentarli, in modo che il popolo veda le decisioni di governo che vanno a separare la società come chiedono i predicatori. Ma gli ebrei sono fondamentali per l’economia e così pagano alla Repubblica 8mila ducati con cui Venezia finanzia i suoi commerci.
Perché Bernardino era così fortemente antisemita?
All’epoca erano tutti antisemiti, in una società profondamente intrisa di cristianità era d’uopo esserlo. Bernardino da Feltre era un grande comunicatore, come Bernardino da Siena e tutti i predicatori. In un’epoca in cui non c’erano i giornali, poter muovere grandi masse di persone soltanto parlando non era facile, forse le prime forme di populismo modernamente inteso nascono lì. Con i loro strumenti, con una retorica precisa, la predica assurgerà a genere letterario vero e proprio, i predicatori erano persone colte e studiavano la retorica da Cicerone ad Aristotele, mettevano da parte il raziocinio per aggrappare lo stomaco delle persone usando la fede che ha poco di razionale.
Quali sono i punti cardine di queste prediche?
Sempre le stesse: noi cristiani deriviamo da voi ebrei, ma la verità è quella che si rivela nel nuovo testamento, voi avete un Dio che punisce e avete ucciso suo figlio, questa è un’onta che nessuno può togliervi. Da notare che l’accusa di deicidio esiste ancora oggi nell’antisemitismo religioso. I punti cardine delle prediche non sono dogmatici e non si basano sulle interpretazioni dei testi sacri. Il popolo non sarebbe arrivato a capire temi così sottili. Il sostrato è quello ma la manifestazione è diversa. I predicatori prendono la polemica antiebraica classica (deicidio) e la attualizzano al concetto di cittadinanza. L’ebreo, colpevole di deicidio, perpetra ogni giorno questo delitto attraverso l’usura. Il delitto è commesso contro la società cristiana dalla quale l’ebreo è estraneo, alieno. La polemica dogmatica è colta, fatta di interpretazioni e si alimenta di fanatismo che gli osservanti celano, molto bene, dietro a una forma di interpretazione sociologica della religione e delle diverse fedi.
Se non ci fosse stato Bernardino da Feltre, si sarebbe comunque costruito il ghetto?
Penso di sì a prescindere da Bernardino da Feltre. Bernardino da Siena riforma Perugia scrivendo gli statuti comunali insieme all’istituzioni di governo. A Venezia non è possibile perché vige l’ordine basato sulla consuetudine, come dice Fernanda Sorelli: la religione a Venezia è la religione per Venezia. Per il mantenimento dell’ordine pubblico e per quello degli introiti commerciali e fiscali, Venezia avrebbe comunque rinchiuso gli ebrei, a prescindere da quella che la predicazione di Bernardino da Feltre, Ruffino Lovato o Michele Carcano, sorretta da quella che era la speculazione dotta e umanistica di Padova. Il ceto dirigente veneziano andava a studiare a Padova e l’antisemitismo padovano è quello da dove si origina tutto il marasma e dove si forma Bernardino da Feltre. È Padova è il centro culturale non Venezia che è la capitale. Padova è quella che si occupa di dare un’idea di stato a Venezia, sede dell’università dal 1200.
Salutiamo Davide Ferrari, consigliandogli anche di fare un dottorato, mentre ci chiediamo come mai ancora oggi a Roma esista un largo Santo Bernardino da Feltre a Trastevere. E ci chiediamo: Non sarebbe il caso di cancellare il nome di colui che fece delle prediche antisemite il suo credo? Di colui che istituì il processo per il piccolo Simonino, la cui beatificazione è stata annullata dalla stessa Chiesa nel 1965 per infondatezza dell’accusa?