È stato presentato ieri dall’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma il progetto “La strenua lotta. Le conversioni degli ebrei di Roma nell’Età del Ghetto tra delazioni e resilienza”. Si tratta del lavoro di digitalizzazione del Fondo “False accuse, battesimi forzati e catecumeni”, composto da 138 fascicoli che coprono un arco cronologico che va dal 1540 a 1840. L’iniziativa è stata realizzata con il contributo della Regione Lazio, dopo che il Dipartimento Beni e Attività Culturali della comunità si è aggiudicato il bando promosso da LazioCrea.
“Sin dai primi tempi del mio mandato – dichiara l’Assessore alla Cultura e all’Archivio Storico Giordana Moscati – ho individuato nella digitalizzazione una delle chiavi di volta per la divulgazione di un patrimonio straordinario come quello dell’Archivio Storico e della Biblioteca della Comunità Ebraica di Roma”.
“In questi ultimi anni è aumentata la presenza sui social media e sui siti della Comunità di contenuti di carattere storico e culturali. – prosegue – In questo contesto è di fondamentale importanza il progetto di digitalizzazione dei documenti e degli scritti custoditi nel nostro archivio, che da oggi saranno più fruibili e accessibili a tutti, anche ai più lontani”.
“La documentazione scansionata è molto importante perché riguarda un arco cronologico molto lungo, in particolare l’epoca di passaggio tra il Settecento e l’Ottocento che fu caratterizzata dai tentativi di conversione degli ebrei nel XVIII secolo e il famoso caso Mortara della seconda metà del XIX secolo” afferma Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della comunità. Attraverso i documenti digitalizzati infatti si può notare come gli ebrei romani cambiarono negli anni, diventando di fatto il riflesso di passaggi storici molto importanti come la Rivoluzione Francese, i moti liberali e al periodo che porterà poi alla prima Repubblica romana e la seconda Repubblica romana, e di come cambiò l’atteggiamento per quanto riguarda il tentativo di convertire i bambini. Un fenomeno, che ebbe una rilevanza anche a livello internazionale con il caso di Edgardo Mortara nel 1858.
La digitalizzazione dei documenti custoditi all’interno dell’Archivio Storico è avvenuta in due passaggi, come spiega Bruno Di Gioacchino della Quality & Management Engineering, che insieme a suo fratello Roberto, si è occupato della scansione dei documenti.
“Abbiamo cercato di creare uno strumento che sia sempre aggiornabile nel tempo. – spiega Bruno Di Gioacchino – All’interno del database abbiamo descritto i singoli documenti ed introdotto un link che permette di accedere direttamente a quello che è la digitalizzazione del documento”.
L’approccio con cui i due ingegneri si sono cimentati in questo lavoro di scansione e catalogazione dei documenti è stato quello del rispetto, come sostiene Roberto Di Gioacchino. “Rispetto verso i documenti, segnati dal tempo, e che hanno richiesto un scansione dolce che non segnasse ulteriormente gli scritti, e rispetto verso le storie a cui abbiamo dato una nuova linfa, ricordando di quanto dolore si possa leggere all’interno di queste pagine” conclude Di Gioacchino.