Lo screening novantacinque per cento
paradiso, cinque per cento inferno, a cura di Maya Katzir, sarà
ospitato presso la galleria video del MAXXI fino a domenica 19 novembre.
Il titolo riprende i termini con cui molti degli abitanti dei kibbutz vicini a
Gaza descrivevano la vita in prossimità del confine, una vita di costante
valutazione di opportunità e rischi.
Il progetto presenta un filmato di 50’ costituito da
cinque video sottotitolati, realizzati da sei artisti israeliani contemporanei.
I lavori provengono dalla Galleria Be’eri, situata nell’omonimo
kibbutz e andata completamente distrutta nel corso dell’attacco del 7 ottobre
2023. Quel giorno, le curatrici della galleria Ziva Jelin e Sofie Berzon
MacKie, sono rimaste barricate per ore nelle “safe room” delle loro case,
invocando aiuto invano, mentre fuori si svolgeva l’orribile catastrofe.
La collezione dei lavori giunta ora al MAXXI
racconta diversi aspetti dell’esperienza corale della vita nel Kibbutz Be’eri
prima del 7 ottobre. La prima e l’ultima opera – Fumo nel deserto,
Orit Ishay, 2023; Saluki, Tzion Abraham Hazan, 2019 – che
delineano una sorta di cornice della rassegna, riguardano la guerra, presenza
incognita che aleggia sulla quotidianità, sconvolgendo rigidi schemi
concettuali. Le opere indagano i rapporti che si instaurano tra amico e nemico,
la possibile e ingannevole somiglianza fra di loro e la dissoluzione delle
identità. Di fianco al fragore della guerra si erge, silenziosa testimone, la
terra. Questi due motivi tornano anche negli altri tre lavori – Maktub
[Scritto], Shimon Pinto, 2016; Il posto migliore dove crescere i
bambini, Tamar Nissim, 2017; Nelle prove dello spettacolo delle
visioni, Nir Evron e Omer Krieger, 2014. Sullo sfondo della guerra e della
terra, ciascuno di questi video si interroga sulle relazioni fra individuo e
collettività, simbolo mitico del kibbutz (in ebraico “insieme”), sulla paura,
sulla solidarietà e sul separato-condiviso destino.
In questo momento doloroso, ora che il novantacinque
per cento paradiso è diventato cento per cento inferno, tutte queste domande
assumono un nuovo, profetico significato. Di fronte al violento tentativo di
far tacere quella pluralità di voci, la Galleria Be’eri trova al MAXXI un luogo
sicuro, dove l’arte può continuare a sollevare questioni, far riflettere,
dialogare, respirare.