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    “Promesse mantenute”: i volti dell’ebraismo italiano tornano bambini in una mostra per la Giornata Europea della Cultura Ebraica

    L’arte può anche educare a sognare in grande. Questo è l’obbiettivo di Antonella Cappuccio e dei suoi lavori. La pittrice ha deciso di donare otto delle sue settantadue opere, esposte e battute all’asta a Milano di cui una parte del ricavato è stato donato a favore di Telethon, alla Comunità Ebraica di Roma. Gli otto quadri verranno esibiti domenica durante la Giornata Europea della Cultura Ebraica. L’esposizione temporanea avrà luogo all’interno del Palazzo della Cultura, nel cortile della scuola ebraica.

     

    Le opere dipinte dall’artista ritraggono importanti figure ebraiche appartenenti al panorama scientifico, culturale e rabbinico. Personaggi dal calibro di Elio Toaff, Rita Levi-Montalcini, Arnoldo Foà, Antonietta Raphaël e altri. L’artista ha scelto di rappresentare questi grandi nomi del patrimonio ebraico italiano con fattezze tenere e puerili, con i loro sogni e desideri d’infanzia divenuti per l’appunto delle “promesse mantenute”.

     

    “L’idea è partita da un profondo senso di riconoscenza verso questi italiani di altissima levatura. Ho scelto di rappresentarli da bambini, perché osservarli in veste puerile permette di amarli ancora di più. E poi perché da bambini si hanno dei sogni, ci si fanno delle promesse che si spera che si mantengano da grandi. Così nasce “Promesse Mantenute” spiega la pittrice Antonella Cappuccio. Ogni rappresentazione pittorica, è accompagnata da un personale pensiero del soggetto raffigurato nelle opere. L’idea dell’artista è dar voce ai sogni di ognuno di questi grandi nomi dell’ebraismo italiano, sogni che hanno accompagnato e ispirato le loro vite, e più ampiamente i grandi valori italiani.

     

    La scelta di donarli al Palazzo della Cultura, situato nel cortile della scuola ebraica, non è casuale. La volontà della pittrice è proprio che questi grandi nomi e i loro volti, ispirino le nuove generazioni a rincorrere sempre i loro sogni, facendosi guidare dai giganti dell’ebraismo italiano. “I talenti vanno coltivati, vanno nutriti. Sicuramente c’è da faticare, ma poi qualcosa di straordinario arriva. I personaggi che ho donato sono personaggi che ho ammirato profondamente” dice Cappuccio. Rappresentarli da bambini significa molto, coglierli nell’istante in cui hanno promesso a loro stessi di realizzare un grande progetto. “Quando ci si innamora di una persona, capita che questo sentimento ci faccia sentire bambini, permettendoci anche di vedere l’altro com’era prima di crescere, per amare ancora di più. Questo era il mio intento, che questi personaggi non venissero solo ricordati ma anche amati”.

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