Era il 30 aprile 2018 quando l’allora premier israeliano Benjamin Netanyahu mostrò in una diretta televisiva alcuni documenti contenuti all’interno di un archivio segreto. I documenti in questione riguardavano un tema molto delicato: il nucleare iraniano. Il dossier secretato era stato trafugato a Teheran da alcuni agenti del Mossad e successivamente portato in Israele. Un’operazione monumentale, un unicum nella storia dello spionaggio: era la prova schiacciante che l’Iran continuava ad ingannare il mondo cercando di generare l’atomica. “Mossad. Una notte a Teheran” di Michael Sfaradi è una spy story che tiene col fiato sospeso dall’inizio alla fine della narrazione, piena di suspense e di alta tensione, ma che non rinuncia a restituire “umanità” agli agenti segreti, che per la prima volta in una narrazione non vengono descritti come invincibili, ma diventano simili al lettore. Hanno paura, si pongono delle domande in preda alle loro ansie, sono coinvolti in un’operazione pericolosa e complessa. Un libro dal ritmo incalzante che descrive le tensioni diplomatiche, militari e politiche, dipingendo un affresco vivido della realtà iraniana e dello spionaggio israeliano. Un intreccio quasi labile tra realtà e finzione, che conquista e diventa l’anima della storia. Un testo avvincente e intrigante fino alla fine.