“Il Giardino dei Finzi Contini” diventa un’opera lirica. La prima mondiale è andata in scena il 27 gennaio, Giornata internazionale della Memoria, al Museum of Jewish Heritage, il Memoriale dell’Olocausto di New York.
Una nuova veste per il capolavoro di Giorgio Bassani, uscito nel 1962, dopo la versione cinematografica firmata nel 1970 da Vittorio de Sica, che conquistò l’Oscar come miglior film straniero.
Il libretto in inglese è stato scritto da Michael Korie, le musiche sono di Ricky Ian Gordon. A produrlo, due istituzioni prestigiose: il National Yiddish Theatre Folksbiene e la New York City Opera.
A tal proposito abbiamo intervistato Michael Capasso, direttore generale della New York City Opera e Dominick Balletta, direttore esecutivo del National Yiddish Theatre Folksbiene.
Michael Capasso che importanza ha per lei aver messo in scena quest’opera in concomitanza con la Giornata internazionale della memoria della Shoah?
Quest’opera tratta dell’oppressione del popolo ebraico in Italia sotto Mussolini. Ma continua ad essere attuale visto quello che sta succedendo nel mondo. Abbiamo persone che sono oppresse dagli altri e non è giusto. Le persone sono persone. E le persone devono imparare a vivere insieme e accettare altre culture e altri modi di essere. Dobbiamo porre fine a questo tipo di pregiudizio. È grave che sopravviva nel mondo di oggi.
Il Teatro Nazionale Yiddish promuove la cultura e i valori Yiddish ed ebraici. Dominick Balletta qual è il motivo che l’ha spinta a coprodurre questa opera?
Questo spettacolo fa luce su una delle pagine più buie della recente storia europea, l’Olocausto. Questa è la nostra seconda produzione con la New York City Opera. Quando Michael Capasso e Ricky Ian Gordon sono venuti da noi, abbiamo subito capito che dovevamo produrre questo spettacolo con loro. Il tema è quello dell’antisemitismo, dell’odio e del pregiudizio. È stato semplice decidere di coprodurlo.
Ambientato alla vigilia della Seconda guerra mondiale, “Il Giardino dei Finzi Contini” racconta la storia di una famiglia aristocratica italo-ebraica, che crede di essere immune ai cambiamenti che avvengono intorno a sé. Mentre i Finzi Contini costruiscono il loro grazioso rifugio nel giardino della loro villa, un simbolico muro di cinta dall’orrore del mondo esterno, l’Italia fascista si allea con la Germania nazista. Le leggi razziali sconvolgono la vita degli ebrei italiani. I Finzi-Contini scoprono troppo tardi di non essere al riparo, perché nessuno in quel contesto di odio è intoccabile, nessuno è risparmiato.
Michael Capasso è nato negli Stati Uniti ma ha radici italiane. Come tutti gli italo-americani, si sente un ponte tra i due Paesi. E con questa opera lo conferma.
“Io sono innamorato dell’Italia. I nonni erano di Napoli, e io sono cresciuto imbevuto di cultura italiana. – ha detto Michael Capasso – La musica di quest’opera è stata scritta da un compositore Ricky Ian Gordon, famoso negli Stati Uniti e sconosciuto in Italia. La sua musica rassomiglia a quella di Puccini. Il libretto è scritto in tre lingue: inglese, italiano ed ebraico. Ma è un’opera che racconta una storia accaduta in Italia con italiani protagonisti”.
L’esistenza del teatro Yiddish a New York denota l’importanza che nella metropoli riveste questa comunità religiosa e linguistica.
“Abbiamo una comunità Yiddish molto forte a New York. Durante la pandemia, grazie alla diffusione on line dei nostri spettacoli, abbiamo allargato la nostra base. – ha spiegato Dominick Balletta – Ora la nostra programmazione è trasmessa in streaming a oltre 350.000 famiglie. È un prodotto del Covid, destinato a durare. La pandemia ci ha consentito di portare la cultura in qualsiasi media in cui abbiamo bisogno di lavorare”.
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