Gli ebrei romani, che amano definirsi da secoli “più romani dei romani”, appartengono alla comunità italiana esistente più antica di tutta l’Europa. Si stanziano a Roma prima della diaspora, e seppur con alti e bassi, non si spostano mai dalla città, stringendo un rapporto profondissimo con questa; E’ uno scambio continuo quello tra Roma ed ebrei, culturale, artistico, e culinario. Questo romanzo ripercorre, con un registro linguistico innovativo e colloquiale, secoli di storia: dalle origini, al medioevo, passando per il ghetto fino a giungere alla seconda guerra mondiale. L’espediente narrativo è semplicemente geniale. La scrittrice immagina di trovarsi in una delle suggestive trattorie del ghetto, con suo nipote Elia. E mentre sbocconcella piatti tipici della cucina giudaico-romanesca comincia il suo racconto nella storia. Non solo condivide le vicende di questa secolare comunità, ma condisce la narrazione di aneddoti legati alla tradizione, alla religione e alla tanto amata cucina. Un viaggio letterario ricco di dettagli, leggende e storie; una riflessione profonda e accurata che aiuta il lettore a comprendere come la comunità ebraica di Roma sia riuscita, nonostante tutto, a resistere ai momenti di persecuzione sempre a testa alta, mantenendo un legame indissolubile con il territorio, ed una forte identità nazionale. Un percorso che comincia a Gerusalemme, passa per Ostia antica e Trastevere per giungere fino al portico d’Ottavia, dove oggi stesso si svolge gran parte della vita comunitaria. Dettagli storici precisi uniti ad una scrittura affascinante e scorrevole, caratterizzano questa opera. La Roma ebraica della Mafai è tutta da scoprire attraverso le pagine di questo libro.