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    Mondo

    Maratona di New York: un appello per la liberazione degli ostaggi israeliani

    La maratona di New York, tenutasi domenica scorsa, si è trasformata in una commovente manifestazione di solidarietà per i civili israeliani ancora prigionieri di Hamas. Tra le migliaia di corridori che hanno affrontato i 42 chilometri di gara, circa 150 atleti hanno deciso di dedicare il proprio sforzo e la propria passione agli ostaggi rapiti durante il tragico attacco del 7 ottobre 2023. Organizzati dall’associazione di volontariato ‘Bring Them Home Now’, questi partecipanti hanno indossato magliette con messaggi di speranza e supporto, unendo i loro passi a quelli delle famiglie colpite.
    La gara, che si è conclusa a Columbus Circle, ha visto molti corridori sventolare bandiere israeliane e nastri gialli, simbolo per la liberazione degli ostaggi. ‘Bring Them Home Now’ ha voluto ricordare in particolare cinque appassionati di corsa ancora prigionieri: Naama Levy, Doron Steinbrecher, Evyatar David, Ohad Yahalomi e Edan Alexander.
    Proprio la famiglia di Alexander, residente nel New Jersey, ha partecipato attivamente all’evento, distribuendo bandiere e cartelli, tenendo viva la speranza di riabbracciare il proprio figlio.
    Yamit Ashkanzi, sorella di Doron Steinbrecher, ha espresso profonda emozione nel vedere i corridori ricordare sua sorella: “Ogni sabato correva nel kibbutz,” ha detto. “Sapere che la sua immagine è nel cuore di così tante persone che corrono per lei è commovente.”
    Anche Yoni Levy, padre di Naama, ha trovato conforto vedendo il volto della figlia tra i maratoneti. “Partecipava a triathlon con passione e coraggio. Sapere che qualcuno corre per riportarla a casa è un’emozione indescrivibile.”
    All’arrivo, i maratoneti sono stati accolti da un caloroso gruppo di sostenitori e familiari degli ostaggi, il cui messaggio, forte e chiaro, ha trovato eco tra gli spettatori: riportare a casa i civili che sono stati strappati alle loro vite. La presenza delle famiglie, unite nell’attesa e nella preghiera, ha reso il traguardo di Columbus Circle un luogo di commozione e di unione, ricordando a tutti che quei chilometri percorsi rappresentano molto più di una gara: sono un appello per la libertà e per il ritorno degli ostaggi.

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