Il 18 luglio si lega a due tristi anniversari che in epoca recente hanno sconvolto l’ebraismo mondiale in due aree assai distanti tra loro, ma unite dal comune denominatore dell’antisemitismo: la capitale argentina Buenos Aires e la città bulgara di Burgas.
18 luglio 1994. Alle ore 9.53 a Buenos Aires un furgone carico di tritolo esplode nei sotterranei del centro ebraico “Associazione Mutualità Israelita Argentina (AMIA)” e della DAIA, organizzazione ombrello delle comunità ebraiche del Paese. È una strage. Muoiono 85 persone e oltre 200 restano ferite. È il più grande attentato terroristico mai avvenuto contro le comunità ebraiche nella diaspora. Oltre alle vite umane, andarono distrutti più della metà dei 75mila volumi conservati e un archivio di testimonianze, discorsi, atti di convegni, l’intera storia della comunità ebraica argentina, circa 300mila persone, tuttora la più grande dell’America latina insieme al Brasile. Una realtà integrata, ma già colpita il 17 marzo 1992 con un altro attentato all’Ambasciata israeliana.
Nei giorni successivi arrivò la rivendicazione da parte di gruppi terroristici islamici libanesi legati a Hezbollah. Ma l’inchiesta fu da subito complessa, tra faide politiche interne, depistaggi, errori. Le prove scarseggiavano, con la difficoltà soprattutto nel fare chiarezza sui mandanti. Una prima svolta arrivò nel 2006, quando il procuratore argentino Alberto Nisman accusò formalmente il governo iraniano di aver diretto l’azione e i terroristi di Hezbollah di aver eseguito materialmente l’attentato. Nel gennaio 2015, Nisman venne trovato morto nel suo appartamento: il giorno dopo avrebbe dovuto presentare in parlamento le prove contro la Presidente Cristina Kirchner e il Ministro degli Esteri Héctor Timerman, responsabili, secondo lui, di aver avviato trattative con Teheran per salvare i sospetti terroristi in cambio di favori economici. Lo scorso aprile la Camera federale di cassazione penale, uno dei più importanti tribunali argentini, ha emesso una sentenza che attribuisce proprio all’Iran la responsabilità dell’attentato del 1994. Nel dispositivo della sentenza la Corte federale di Cassazione penale ha definito l’accaduto £un crimine contro l’umanità”, criticando “i tentativi di insabbiamento” e assicurando che si tratta di reati imprescrittibili i cui responsabili ancora oggi possono essere perseguiti in ogni parte del mondo. Tuttavia, ad oggi, nonostante questi ultimi sviluppi, i responsabili ancora sono impuniti.
Ma il 18 luglio è una data infausta anche per quanto avvenuto nel 2012 a Burgas, in Bulgaria: quel giorno, un terrorista attaccò un autobus di turisti israeliani. Anche lì una strage: 6 morti (5 israeliani e un bulgaro) e decine di feriti. Dopo sei mesi di indagini, nel febbraio 2013, le autorità bulgare hanno individuato la responsabilità di Hezbollah in questo attentato, condannando due terroristi in contumacia.