Il Museo Ebraico di New York ha inaugurato la mostra temporanea “Overflow, Afterflow: New York in Chromatic Figuration”, visitabile fino al 15 settembre 2024. Le nuove opere di pittura, scultura e installazione di Sula Bermúdez-Silverman, Sasha Gordon, Sara Issakharian, Chella Man, Ilana Savdie, Austin Martin White e Rosha Yaghmai esplorano i modi in cui il colore soprannaturale e la luminescenza sfidano i confini della figurazione tradizionale. La mostra mette in luce la malleabilità e la continua metamorfosi della figura, presentando le esperienze vissute da un gruppo multietnico, multirazziale e sfaccettato di artisti.
I termini overflow e afterglow possono essere tradotti come ‘inondazione e luminescenza’ e si tratta proprio di queste tecniche che riuniscono i sette giovani artisti proposti che usano il colore per distorcere la figura ed espandere le norme culturali, che si tratti di strizzare l’occhio alla cultura pop e all’immersione digitale, alle vibrazioni delle loro origini o agli spazi di liberazione giovanile e queer. Le opere scandagliano le turbolenze sociali e politiche dell’ultimo decennio e riprendono le suggestioni offerte da diversi background e storie, articolando nuovi vocabolari visivi. Il Museo Ebraico di New York si propone di guidare i visitatori nell’esplorazione dell’arte contemporanea in tempo reale, fornendo una piattaforma per ogni nuova generazione di artisti. L’allestimento di “Overflow, Afterglow” offre un’esperienza non gerarchica delle opere esposte: ogni artista presenta opere nuove e recenti all’interno del proprio spazio installativo, fornendo un approfondimento sui suoi universi specifici ma sempre connessi. Caratteristica da segnalare è che circa la metà delle opere in mostra è stata creata ex novo per l’allestimento. Il catalogo, riccamente illustrato, disegnato da Common Name, comprende un saggio di Liz Munsell, testi su ogni artista di Kristina Parsons, interviste con gli artisti e fotografie di Mary Kang e Abby Ross. Co-pubblicato dal Jewish Museum e dalla Yale University Press.
Sula Bermúdez-Silverman, nata nel 1993 a New York, è un’artista emergente che sceglie spesso materie prime come lo zucchero e i minerali per la loro profonda relazione con la storia del colonialismo europeo. L’opera in mostra, “In Repository I: Mother”,del 2021, presenta una casa traslucida spettrale modellata dalla casa delle bambole dell’infanzia di Sula fusa con zucchero colorato.
Le composizioni di Sasha Gordon visualizzano un monologo interiore che esprime la sua difficile esperienza di crescita in un sobborgo prevalentemente bianco come queer ebrea coreana americana.
Nei dipinti di Sara Issakharian, nata nel 1983 a Teheran, che vive e lavora a Los Angeles, Berlino e Teheran stessa, violenza e misticismo vanno di pari passo. Sara raffigura allegoricamente gli eventi atroci del nostro tempo, proiettando figure antropomorfe in scene epiche di lotta mitologica. Tra i suoi temi ci sono la violenza e l’oppressione delle donne al regime, il trauma incessante della guerra e l’incertezza costante legata all’emigrazione, soggetti dolorosi che affronta con un linguaggio di forme e figure rese sia con tratti delicati e gentili che con segni audaci e propulsivi di carboncino e pastello. Nelle sue opere di dimensioni monumentali, l’attività clandestina, la disgregazione e la quiete apprensiva coesistono in un’interazione dinamica. L’opera “And every moment a wholesummer” del 2024 è inondata da un caos cromatico e compositivo: le figure, tratte da riferimenti culturali eclettici, sono ammassate insieme e staccate dai loro contesti originari. Sara fonde personaggi dei film Disney e miti di origini antiche, figurine legate alla scultura classica e animali della foresta tratti da miniature persiane. Nella nebulosa nuvola pastello che ne risulta, c’è un senso di assenza di luogo, disagio e incertezza, mentre le figure sembrano fuggire da una forza invisibile e senza tempo.