Si è spento lo scorso 30 aprile all’età di 77 anni Paul Auster. Sempre in bilico tra realtà, finzione e mistero, le sue opere hanno segnato la letteratura del Novecento. Autore di oltre 34 testi e noto per la famosa “Trilogia di New York”, Auster e la sua prosa postmoderna hanno lasciato un segno indelebile nella cultura americana contemporanea.
Definito spesso “Il più francese degli scrittori americani” con la ‘Trilogia di New York’, Auster è riuscito non solo a fondere il giallo con temi più profondi ma anche a trasmettere ai suoi lettori l’amore per la sua città, New York.
Nato da una famiglia ebraica nel 1947 nel New Jersey, Paul Benjamin Auster iniziò la sua carriera da scrittore giovanissimo. Studente della Columbia University, prima di un’importante parentesi di vita trascorsa a Parigi, si cimentò in numerosi lavori, tra cui quello di traduttore. Si sposò nel 1974 con la scrittrice Lydia Davis da cui ebbe un figlio Daniel, nel 1977. Nel gennaio del 1979, il padre di Auster morì, un evento che segnò in maniera indelebile la vita e soprattutto la produzione letteraria dello scrittore.
Una vita complessa, vissuta tra successi lavorativi e grandi dolori. Un conflitto continuo tra vita e morte, che riemerge nei suoi romanzi. Non solo il dolore della morte di suo padre Samuel, ma anche l’immenso vuoto lasciato dalla morte sconvolgente del figlio Daniel, scomparso per overdose nel 2022.
Molto legato alle sue radici ebraiche, ha continuato a scrivere fino alla fine dei suoi giorni con il suo ultimo libro “Baumgartner”, edito in Italia da Einaudi. La morte del padre del postmodernismo americano lascia un vuoto non indifferente nel mondo della letteratura.