Le proteste filopalestinesi diffuse in diverse università americane hanno eco anche oltreoceano e le prime emulazioni si concretizzano anche in Europa. In Francia, la Sorbona e Science Po sono state occupate dagli studenti, con la prima che è stata sgomberata poco dopo dalle forze dell’ordine. In Italia, l’associazione Giovani Palestinesi d’Italia ha affermato attraverso i social che vorrà fare lo stesso il 15 maggio.
Negli Stati Uniti, vi sono ulteriori evoluzioni. Stanotte la polizia di New York ha sgomberato la Hamilton Hall della Columbia University, dopo che i manifestanti pro-palestina avevano occupato l’edificio amministrativo all’inizio della giornata per protestare contro la circolare emessa dalla presidente dell’università, in cui intimava la sospensione di tutti gli studenti accampati. La protesta va avanti da giorni e chiede la sospensione delle collaborazioni con gli atenei israeliani e maggiore chiarezza sugli accordi tra la Columbia e gli atenei israeliani.
Centinaia di agenti del Dipartimento di Polizia di New York hanno agito dopo che la presidente della Columbia aveva affermato che non c’era altro modo per garantire la sicurezza e ripristinare l’ordine nel campus. Decine di agenti si sono arrampicati attraverso una finestra per entrare nell’edificio occupato. Diversi manifestanti sono stati presi in custodia e portati via dal campus. “Dopo che l’Università ha appreso durante la notte che Hamilton Hall era stata occupata, vandalizzata e bloccata, non ci è rimasta altra scelta”, ha affermato l’università attraverso una nota, aggiungendo che il personale di pubblica sicurezza del campus è stato costretto a lasciare l’edificio e un addetto alle strutture è stato “minacciato”.
Il presidente dell’Università Nemat Minouche Shafik all’inizio di questa settimana ha sottolineato che la Columbia non interrompe i rapporti con Israele e ha avanzato la proposta di investire nella sanità e nell’istruzione a Gaza e di rendere più trasparenti gli investimenti diretti della Columbia.
Il Washington Post ha riferito che uno studente ebreo ha fatto causa all’università per non aver fornito una protezione adeguata agli ebrei iscritti all’ateneo. Secondo il quotidiano, la causa sostiene che la Columbia ha permesso che le proteste spingessero gli studenti ebrei fuori dal campus piuttosto che adottare misure per garantire la loro sicurezza.
Le proteste alla Columbia University sono diventate simbolo di un fenomeno molto più ampio, che sta colpendo i principali college della Ivy League. In dozzine di campus, dalla California al New England, sono stati allestiti accampamenti simili. In molti di questi la polizia è intervenuta. Alla Cal Poly Humboldt University le forze dell’ordine sono entrate nel campus e circa 25 persone sono state arrestate. Secondo il New York Times, i manifestanti di Humboldt avevano preso il controllo della Siemens Hall e l’avevano ribattezzata “Intifada Hall”, spruzzando graffiti all’interno e vandalizzando l’ufficio del presidente del campus.