La Commissione Esteri della Camera dei deputati ha svolto un’audizione sulla questione israelo-palestinese ospitando la giornalista Fiamma Nirenstein ed il Presidente di “Progetto Dreyfus”, Alex Zarfati. L’analisi del conflitto israelo-palestinese è sicuramente una tra le più complesse nello spettro della geopolitica, perché vi subentrano, sotto mentite spoglie politiche, delle constatazioni religiose, ideologiche e sociali.
Non è infatti un segreto che lo Statuto di Hamas, la famigerata organizzazione terroristica che occupa la Striscia di Gaza dal 2007, si fondi sulla necessità di distruggere Israele, gli ebrei ed il mondo occidentale. Perciò è importante, quando si tratta questo tema, dare la precisa definizione ad ogni soggetto che interagisca. “Il miglior servizio che si può fare ad un Medio Oriente stabile è quello di eliminare l’ambiguità di equivalenza morale tra Israele ed Hamas – ha detto Alex Zarfati – Ci deve essere equivalenza di diritti tra le due parti: avere una terra, confini sicuri e vivere stabilmente in pace.
Non si può, tuttavia, mettere sullo stesso piano uno stato democratico, con le sue imperfezioni come quello nostro, alla ricerca della pace con un’organizzazione terroristica finanziata da entità esterne, che in questo caso commette due crimini di guerra: lancia i missili contro i civili israeliani con l’intento di compiere stragi, mentre nasconde le proprie armi e i suoi soldati dietro i civili palestinesi con l’evidente pratica di usarli come scudi umani”.
Proprio accettando questa distinzione di “ruoli” tra le due parti si evince la difficoltà alla base conflitto: democrazia contro terrorismo, come comportarsi? È un diritto essere discordi con le scelte di un governo, come in ogni paese democratico, ma c’è una sostanziale differenza tra la critica ed il negare il diritto all’esistenza ed alla difesa dello Stato d’Israele. Le numerose vittime che hanno lacerato il conflitto, da ambedue le parti, devono essere il monito per il raggiungimento di una pace. “Sono scosso per ogni singola vittima civile – ha sottolineato Zarfati – Tutte quelle morti, che sono dolorose, hanno una responsabilità. Questa non può ricadere su Israele, perché le morti sono state causate da chi la guerra l’ha predicata, provocata ed alimentata. Un nome ed un cognome: organizzazione terroristica di Hamas”.
Come noto, il Casus Bellidel recente conflitto è stato attribuito alla diatriba legale di Sheik Jarrah, un quartiere di Gerusalemme Est. In ogni altro Stato, il contenzioso su un affitto immobiliare sarebbe certamente rimasto nell’anonimato, ma non in Israele dove invece è diventato lo strumento per sfogare una tensione che Hamas, spiega Zarfati, ha accumulato nel tempo e che è stata riaccesa da un evento: il rinvio delle elezioni da parte di Abu Mazen. Così la guerra è diventata lo strumento per una prova di forza tra i due rivali di Gaza, scaltramente venduta ai civili palestinesi come la difesa dei loro diritti. Questo ha scosso il Medio Oriente tanto quanto il mondo intero, che come in passato è stato la vasca su cui riversare l’odio antiebraico. Una crescente onda d’antisemitismo, manifestatasi in violenze fisiche, assalti alle sinagoghe, manifestazioni d’inneggiamento all’intifada ha fortemente agitato le democrazie dell’occidente.
Le numerose considerazioni attuabili sulla questione del Medio Oriente obbligano le istituzioni a trovare una soluzione. La chiave, secondo Fiamma Nirenstein, sono i “Patti di Abramo, in cui deve rientrare anche l’Autorità Nazionale Palestinese. Un ennesimo incontro che ribadisca gli incontri di Oslo non porterebbe ad una conclusione, perché i palestinesi alla fine rifiuterebbero ogni patto come in passato. Ma all’interno di una cornice più larga, in cui sono presenti quattro paesi musulmani desiderosi della normalizzazione e del rapporto personale, insieme ad Egitto e Giordania, si potrebbe raggiungere una mediazione. Scansiamoci da dove la pace non è realizzabile, andiamo laddove la pace sia accettata”.