
Secondo l’ex agente della CIA Bob Baer, tra i documenti recentemente desecretati per volontà del presidente argentino Javier Milei — dopo un incontro con i rappresentanti del Simon Wiesenthal Center — emergerebbero nuove prove capaci di mettere in discussione la versione ufficiale della morte di Adolf Hitler. A riportarlo è il quotidiano britannico Daily Mail, che domenica 20 aprile, in occasione del 136º anniversario della nascita del dittatore nazista, ha pubblicato un’approfondita inchiesta sull’argomento.
Si tratterebbe di documenti e archivi che evidenzierebbero “possibili intrecci” tra il regime nazista in fuga e il governo argentino dell’epoca, guidato dal generale Juan Perón. Baer sostiene che Hitler non si sia suicidato a Berlino il 30 aprile 1945, come stabilito dalla versione storica ufficiale, ma che sia invece riuscito a fuggire in Argentina, dove avrebbe trovato protezione grazie a funzionari del governo locale e a una rete di fedelissimi intenzionati a ricostruire l’ideologia nazista in Sud America.
Secondo quanto riportato dal Daily Mail, Baer si aspetta la conferma di uno scenario inquietante: non solo l’esistenza di un rifugio sicuro per Hitler nella provincia di Misiones, dove nel 2015 fu scoperto un complesso dotato di strutture elettriche e idrauliche nel mezzo della giungla, ma anche l’eventuale collegamento con un progetto segreto per lo sviluppo di armi nucleari. Questo laboratorio, attivo negli anni Cinquanta sull’isola Huemul, nei pressi di Bariloche, sarebbe stato guidato da uno scienziato tedesco rifugiato, con il supporto economico dello Stato argentino. “Se dovessi nascondere Hitler, lo farei lì”, ha dichiarato Baer, riferendosi al sito nella giungla. Tra le prove ritrovate sul posto figurano monete risalenti al Terzo Reich e altri cimeli nazisti.
La ricostruzione, tuttavia, divide gli esperti. L’ex investigatore ONU sui crimini di guerra John Cencich, citato dallo stesso Daily Mail, invita alla prudenza. Secondo lui, è più probabile che i nazisti rifugiatisi in Argentina fossero semplicemente ex gerarchi in fuga dalla giustizia internazionale, ancora ideologicamente legati a Hitler, ma ormai incapaci di dare vita a un reale “Quarto Reich”. Tuttavia, nomi come quelli di Adolf Eichmann e Josef Mengele alimentano da decenni ipotesi e speculazioni sull’ampiezza delle reti di fuga e sugli appoggi ricevuti in paesi come l’Argentina.