Un padre, una madre, sette figli, che hanno fatto figli a
loro volta, fino a comprendere una lista di oltre cinquanta vite umane. Tutte
queste persone devono la loro esistenza ad un uomo, Oberdan Bardoni, premiato
dall’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto ‘’Yad
Vashem’’ con la medaglia di ‘’Giusto tra le Nazioni’’, per aver nascosto,
nutrito e difeso all’interno della propria casa la famiglia Di Veroli fino alla
fine della Seconda Guerra Mondiale. A raccogliere l’onorificenza i figli di
Bardoni, alla presenza di Ariel Bercovich, Consigliere per gli Affari Pubblici
dell’Ambasciata d’Israele in Italia, Ruth Dureghello, Presidente della Comunità
Ebraica di Roma, Mario Venezia, Presidente della Fondazione ‘’Museo della
Shoah’’, Bruno Sed, Presidente del Centro Ebraico ‘’Pitigliani’’. Tra il
numeroso pubblico i salvati e i loro discendenti, oltre che numerosi ragazzi
provenienti dal Liceo ‘’Renzo Levi’’, dal Convitto Nazionale ‘’Vittorio
Emanuele II’’ e dal Liceo ‘’Leonardo da Vinci’’ di Maccarese.
‘’Le persone come Oberdan Bardoni sono persone oneste, rette,
che hanno scelto di fare la cosa giusta, non per vantaggio personale, ma per il
senso di giustizia che era nei loro cuori – afferma Bercovich -. Bardoni ha
compreso di poter fare una scelta, dimostrando a tutti noi che anche una sola
persona può fare la differenza. Messo di fronte al bivio tra il bene e il male
ha scelto il bene e ha scelto la vita. Questo esempio di Giusti come lui è una
candela che illumina il nostro cammino. Sia benedetta la loro memoria.’’
Lo Stato d’Israele, dal giorno della fondazione, ha assunto
l’impegno di ricordare gli orrori della Shoah, per rendere eterno il ricordo
per le generazioni a venire. Israele, però ha scelto di conservare anche la
Memoria di quelle persone che, anche nel pieno del male assoluto, non sono
rimaste indifferenti alla sofferenza e al dolore umano. Sulla base di tre
principi fondamentali ‘’Yad Vashem’’ assegna la medaglia di ‘’Giusto tra le
Nazioni’’: i premiati sono non ebrei che hanno salvato la vita ad ebrei durante
la Seconda Guerra Mondiale, a rischio della propria vita e senza ricevere alcun
tipo di compenso monetario per quanto fatto. Questi sono inseriti con una stele
commemorativa anche all’interno del ‘’Giardino dei Giusti’’, che si trova
all’interno dello stesso ‘’Yad Vashem’’.
‘’Quello che il sig.Bardoni ha fatto 75 anni fa potrebbe
essergli sembrata una cosa semplice, normale, come dovrebbe essere salvare una
vita. – dice Ruth Dureghello, commossa – Ma se pensate all’indifferenza che
regnava il suo gesto è veramente qualcosa che va oltre l’eroismo, quasi di una
moralità divina, una moralità che dovrebbe appartenere a tutti noi, ma che
purtroppo non fu di quell’epoca. Non era facile come a volte non è facile
nemmeno oggi prendere una decisione e sapere quale è la parte del giusto. A voi
qui oggi viene lasciata un’eredità bellissima da raccogliere, l’eredità
dell’umanità, il bene dell’altro. Prima e sopra di tutto, a qualunque costo.’’
Dopo i discorsi istituzionali è stato mostrato un filmino
montato dal Liceo ‘’Leonardo da Vinci’’, che ha mostrato il proprio ‘’Parco
della Memoria’’, dove sono stati piantati anche numerosi ulivi dai quali gli
studenti raccolgono il cosiddetto ‘’Olio dei Giusti’’, che vendono donando il
ricavato in beneficienza. Nel video viene poi mostrato il corridoio del Piano
Terra dell’Istituto, dove si trova la mostra permanente sui ‘’Giusti tra le
Nazioni’’.
Durante l’evento c’è stato poi spazio per i discorsi di Leone
e Rosina Di Veroli, due tra i fratelli salvati, e di Marisa e Rossana Bardoni,
figlie del salvatore, che hanno ricordato la bontà e l’umanità di Oberdan,
raccontando circostanze dove a più riprese ha rischiato la propria vita e
quella dei suoi cari pur di nascondere i Di Veroli, dimostrandosi capace di
creare un nucleo allargato all’interno della quale ognuno ha sempre rispettato
usi e costumi dell’altro, lasciando la possibilità a chi mangiava kasher e
rispettava le feste ebraiche di continuare a farlo con serenità.
‘’Oberdan ha messo a repentaglio la vita della sua famiglia,
e la sua famiglia in questo lo ha aiutato e sostenuto – sottolinea Mario
Venezia – Facile fare le scelte al
giorno d’oggi, ma a quei tempi sbagliare sarebbe costato la vita propria e quella
dei propri figli. Mi colpisce moltissimo il legame forte tra salvati e
salvatori: questo è il più grande riconoscimento che ci può essere, anche per
chi si occupa di Shoah, intendendola non solo come Memoria, ma anche come
attualità.”