Un percorso che si articola in tutta Roma e che dura tre giorni. Si tratta di nuove pietre d’inciampo per ricordare i deportati nei campi di sterminio durante l’occupazione nazista della Capitale. Si è iniziato ieri da Portico d’Ottavia e dal centro, un progetto sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, a cura di Arte in Memoria di Adachiara Zevi.
“In via Mameli 30 abitava il mio bisnonno Vittorio Emanuele Terracina ZL. È stato venduto dal suo barbiere di fiducia per 5.000 lire tanto valeva un uomo ebreo all’epoca. C’erano i suoi nipoti, i loro figli. I figli dei nostri figli erano presenti non solo perché onorassero la memoria ma soprattutto per rappresentare come sia necessario continuare a ricordare, a tramandare”, spiega il nipote che è diventato nonno ieri proprio nello stesso giorno della commemorazione.
“La memoria non deve essere un esercizio retorico deve comportare con sé l’impegno a comprendere cosa abbia potuto consentire che noi gli ebrei italiani fossimo traditi dai nostri vicini, dalle nostre istituzioni. Perché i nostri figli e i nostri nipoti sappiano individuare l’antisemitismo e combatterlo con puntualità, storica e culturale e con forte determinazione”, spiega il vicepresidente e assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Roma Antonella Di Castro presente all’iniziativa. “La stessa determinazione e forza che ha consentito alle generazioni prima di noi di ricostruire le vite dopo gli orrori della Shoà. La stessa determinazione che ci consente dopo 5000 anni, in ogni epoca, di dire ogni volta alla cena di Pesach l’anno prossimo a Gerusalemme”.
Questa mattina, 9 gennaio saranno installate nuove pietre d’inciampo nel Municipio VIII. Alla cerimonia saranno presenti, oltre che le associazioni promotrici, l’ANPI, i familiari delle persone a cui sono dedicate le pietre di inciampo, il sindaco di Leonessa, Gianluca Gizzi.
Domani mercoledì 10 gennaio a partire dalle 9.30 il momento conclusivo e più atteso. La comunità scientifica del Cnr si mobilita in memoria della famiglia Anticoli deportata ad Auschwitz presso la sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche, in Piazzale Aldo Moro 7, a Roma. Giacomo Anticoli – dipendente dell’Ente che dimorava nell’edificio dove ha sede l’amministrazione centrale – la moglie Gemma e le figlie Luciana e Fiorella non fecero più ritorno. Il Cnr spiega che l’iniziativa si svolge a un anno esatto dalla firma dell’accordo di collaborazione sottoscritto dal Cnr insieme a Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Accademia Nazionale dei Lincei, Comunità Ebraica di Roma, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche e Unione delle Comunità Ebraiche italiane (Ucei) per l’avvio del progetto ‘Pagina della Memoria’, finalizzato alla raccolta e divulgazione di testimonianze e documenti sull’impatto che le cosiddette ‘leggi razziali’ ebbero sulla comunità scientifica e accademica italiana. Sarà presente, tra gli altri, il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni.