Il 3 gennaio 2025 si è tenutala cerimonia commemorativa in occasione dell’81° anniversario della deportazione politica dei prigionieri del carcere di Regina Coeli, avvenuta il 4 gennaio 1944, un lungo viaggio di nove giorni, attraverso l’Italia e la Germania, con una sosta nel Lager di Dachau, che si concluse nel Campo di Mauthausen, in Austria, il 13 gennaio 1944.
L’appuntamento è avvenuto presso il Cimitero Monumentale del Verano, davanti al Muro del Deportato, dove sono incisi i nomi a ricordo dei cittadini romani eliminati nei campi di sterminio nazisti.
La cerimonia ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e associazionistici. Tra questi la delegata del Sindaco Francesca Del Bello, Presidente del Municipio II; Isaac Tesciuba, Assessore al Patrimonio della Comunità Ebraica di Roma; l’Assessore alle politiche educative dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Livia Ottolenghi; altri rappresentanti di associazioni locali. Un momento di riflessione profonda, che riafferma l’importanza di non dimenticare questa pagina oscura della storia italiana.
Quella del 4 gennaio 1944 è una data che segna l’inizio di una tragedia. Più di 300 prigionieri politici, detenuti nel carcere romano di Regina Coeli, furono prelevati dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana e deportati verso il campo di concentramento di Mauthausen. I prigionieri, che non avevano commesso alcun crimine, furono considerati “elementi indesiderabili” dalle forze di polizia fasciste e, insieme, intrapresero un viaggio che durò nove giorni, passando per il lager di Dachau, prima di arrivare a Mauthausen il 13 gennaio 1944.
Sebbene la deportazione del 4 gennaio 1944 rappresenta la categoria dei politici, vi sono i nomi di alcuni ebrei romani deportati che, pur dopo aver subito le atrocità delle leggi razziste, furono arrestati e deportati come prigionieri politici: Angelo Anticoli, Vittorio Astrologo, Davide Di Segni, Mario Limentani, Pacifico Moresco, Renato Pace, Angelo Salmoni, Eugenio Sonnino, Giovanni Spizzichino, Giovanni Vivanti, Giacomino Zarfati.
Mario Limentani, scomparso nel 2014, ricordava: “Eravamo solo 11 ebrei su 480 italiani” e di aver ricevuto una “stella” cucita sulla sua divisa: un triangolo rosso, simbolo dei prigionieri politici, e uno giallo, che indicava la sua appartenenza alla comunità ebraica e sopra “it” che significava italiano.
Tra gli altri deportati si ricordano personalità come Roberto Forti, esponente della Resistenza romana e fondatore dell’ANED; i fratelli Valenzano, nipoti di Pietro Badoglio. Altri prigionieri, come padre e figlio Collalti, sono ricordati per aver nascosto armi per la lotta partigiana.
Alberto Mieli, deportato a Mauthausen, racconta in una testimonianza di aver assistito alla violenta punizione che le SS inflissero ai Collalti. I due fratelli riuscirono a sopravvivere, ma morirono poco dopo aver fatto ritorno dal campo di concentramento.
Dal mattinale del 5 Gennaio 1944, inviato dalla Questura di Roma al Comando di Forze di Polizia e alla Direzione Generale Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, si legge:
“Alle ore 20,40 di ieri dallo Scalo Tiburtino è partito treno numero 64155 diretto a Innsbruck con a bordo n. 292 individui, rastrellati tra elementi indesiderabili, i quali, ripartiti in dieci vetture, sono stati muniti di viveri per sette giorni. Il treno sarà scortato fino al Brennero da 20 Agenti di Pubblica Sicurezza ed a destinazione da un Maresciallo e 4 militari della Polizia Germanica. Durante le ultime 24 ore sono stati rastrellati dalla locale Questura, a scopo preventivo, n. 162 persone”.
Il 4 gennaio 1944, il treno che partì dallo Scalo Tiburtino a Roma, portava con sé 292 persone, rastrellate dalla Questura di Roma, tra cui anche molti uomini senza colpe. Come riportato nel mattinale del 5 gennaio 1944, il treno fu scortato fino al Brennero da agenti di pubblica sicurezza e, una volta oltrepassato il confine, dalla polizia tedesca.
È fondamentale tramandare la memoria di questi eventi alle nuove generazioni: l’auspicio è che molti più giovani venissero in questo luogo, troppo poco conosciuto. Questo anniversario è un’occasione importantissima per mantenere viva la memoria di un momento cruciale della nostra storia, affinché il sacrificio di quei prigionieri non venga mai dimenticato. Durante questa cerimonia è possibile riflettere su quanto sia fondamentale coltivare la memoria storica, affinché le tracce di quella tragedia non vadano perse nel tempo, e per contrastare l’oblio e l’indifferenza, che rischiano di diventare preoccupanti compagni di viaggio man mano che la distanza temporale cresce e l’età degli ultimi sopravvissuti si fa sempre più avanzata.
L’incontro di oggi, nel segno della memoria, unisce cittadini, istituzioni e comunità in un abbraccio collettivo di ricordo e impegno civile.
I nominativi riportati sul Muro del Deportato sono consultabili online sul sito a cura dell’ANED sezione di Roma all’indirizzo https://memoriadeportati.it/
Andrea Di Veroli è il Presidente romano dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) e membro italiano del Comitato Internazionale di Auschwitz