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    ROMA EBRAICA

    La scoperta: a Ostia torna alla luce il più antico mikveh della diaspora

    Da quando nell’estate del 1961, durante i lavori di costruzione di una strada, fu scoperta casualmente la Sinagoga di Ostia, databile intorno alla fine del II secolo, la storia della presenza ebraica sulle rive del Tevere si è arricchita di un prezioso sito che racconta una parte della vita religiosa della diaspora. Eppure, a distanza di oltre mezzo secolo, un altro scavo in una differente area del Parco Archeologico di Ostia Antica non solo conferma la vitalità della comunità ebraica in epoca romana, ma racconta altri aspetti della quotidianità del tempo. Il 10 marzo 2025 è stato infatti presentato il più antico mikveh (bagno rituale) al di fuori dalla Terra d’Israele e databile tra il IV e il VI secolo dell’e.v.
    Il rinvenimento è avvenuto durante la campagna di scavo realizzata nell’ambito del progetto OPS – Ostia Post Scriptum finanziata dal Ministero della Cultura, tramite la Direzione generale Musei, portata avanti tra giugno agosto del 2024 e di cui oggi si possono già apprezzare i risultati.

    Un piccolo ambiente semi-ipogeo di forma rettangolare nel cui pavimento si apre un pozzo per l’immersione di circa un metro che raccoglieva acqua sorgiva o piovana, quest’ultima proveniente probabilmente da una conduttura di cui resta un foro passante nella muratura. Certamente uno spazio dalle dimensioni contenute, ma decorato da una nicchia inquadrata da colonnine e rivestita di intonaco azzurro e conchiglie, dettagli che lasciano intuire l’aspetto originario. L’attribuzione dello spazio a funzioni ebraiche è confermata dal ritrovamento di numerosi reperti riemersi tra cui, nello scavo del pozzo, una lucerna decorata con una Menorah (il candelabro a sette bracci) e il Lulav (ramo di palma), e un bicchiere di vetro quasi integro. Un’iconografia già presente in altri siti antichi, come l’architrave della Sinagoga ostiense o nelle pitture delle catacombe, che lega idealmente il mikveh agli altri luoghi ebraici.

    L’eccezionale scoperta è stata presentata non solo dal punto di vista archeologico, ma religioso e culturale. Rav Riccardo Di Segni ha ricordato come Roma possegga “un patrimonio archeologico di storia ebraica eccezionale” e che “un mikveh così antico non sembra sia stato ancora trovato in tutta la Diaspora quindi questa sarebbe una novità molto molto importante” proponendo poi di organizzare un circuito turistico dato l’interesse che susciterà tra i visitatori e studiosi. Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha poi sottolineato come lo scavo rafforzi “la consapevolezza storica di questo luogo quale vero crocevia di convivenza e di scambio di culture, culla di tolleranza tra popoli diversi che nella civiltà romana trovavano la loro unione”.
    Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale, ha espresso la volontà e la determinazione nel rendere il monumento “quanto prima fruibile dal pubblico di visitatori”. Massimo Osanna, Direttore generale Musei, ha confermato come questo mikveh sia una testimonianza del carattere multiculturale dell’antica città portuale e apre nuovi e affascinanti scenari per l’ampliamento delle nostre conoscenze e lo sviluppo di nuove narrazioni”, che nelle parole di Alessandro D’Alessio, Direttore del Parco archeologico di Ostia Antica, esemplifica “l’entità della presenza continuativa, il ruolo e l’importanza della comunità ebraica a Ostia nel corso di tutta l’età imperiale (se non prima)”.

    Se quindi questo nuovo luogo a carattere ebraico apre a ulteriori ricerche future, è innegabile il coinvolgimento e l’emozione che suscita la visita degli spazi nelle parole della Vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma Antonella Di Castro che ha ricordato come “sia necessario riflettere sul nostro passato per dare un senso al presente e costruire il futuro”. Il mikveh connette quindi tempi e luoghi differenti nel pensiero del Presidente Victor Fadlun che, in una nota precedente, ha espresso “Emozione e orgoglio, per la conferma del radicamento millenario degli ebrei a Roma, e del cordone ombelicale che ci lega alla Terra d’Israele”.

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