Stamane, alla presenza della comunità Ebraica di Roma, si è tenuta la commemorazione in data ebraica dell‘eccidio delle Fosse Ardeatine per ricordare le 335 innocenti vittime italiane, trucidate il 24 marzo 1944 dalla vigente occupazione nazista come rappresaglia all’attentato partigiano di Via Rasella. Ebrei, militari, preti, detenuti comuni, tutti massacrati senza distinzione alcuna secondo la regola di rappresaglia: la morte di un tedesco valeva la vita di dieci persone. Così era stato comunicato tramite l’agenzia Stefani, dopo l’eccidio, su vari quotidiani italiani sabato 25 e domenica 26 marzo 1944:” Il Comando tedesco è deciso a stroncare l’attività di questi banditi scellerati [il riferimento è all’attacco partigiano in via Rasella, n.d.e.]. Nessuno dovrà sabotare impunemente la cooperazione italo-tedesca nuovamente affermata. Il Comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco assassinato, dieci criminali comunisti-badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito.”
Decine i presenti fuori la sede dello storico massacro, che si sono raccolte in una solenne preghiera pronunciando, infine, quella dedicata ai defunti. “Oggi siamo alle fosse ardeatine, nel giorno del calendario ebraico che ricorda quel terribile eccidio. È un obbligo e dovere di ogni ebreo ricordare, nella data ebraica, il momento in cui tanti fratelli sono scomparsi.” Ha dichiarato la Presidente CER, Ruth Dureghello, che ha proseguito:” Lo facciamo in questo luogo che, purtroppo, raccoglie il più importante massacro avvenuto a Roma durante la seconda guerra mondiale, in cui non furono sono gli ebrei ad essere uccisi. Qui sono sepolti preti, militari, ebrei, delinquenti comuni, persone della popolazione civile che non avevano colpa: nell’anti-discriminazione, la discriminazione più grande. Ma essere ebrei vuol dire proprio questo, avere sempre un’ottima attenzione non soltanto al nostro popolo ma anche a chi ci circonda. Nel giorno del calendario ebraico questo è il senso della memoria”.