«Quando esco dalle sue lezioni mi sento sempre leggera ed in pace» ha commentato così a Shalom una signora al termine della conferenza “Aspettando Purim. Osservare, comprendere e gioire: il ritorno alla nostra natura originaria”di Yarona Pinhas, scrittrice e studiosa di Cabbalà. Il pubblico è rimasto entusiasta della nuova tappa romana di Pinhas che si è svolta nella prestigiosa sede della Fondazione Besso, nella ex sala da pranzo, sulle cui pareti si possono oggi ammirare i ritratti di epoche e stili diversi dei membri della famiglia Besso, come ha spiegato Caterina De Mata, presidente della Fondazione.
Pinhas sedeva al centro di un lungo tavolo, accanto a Caterina De Mata e a Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma. Proprio quest’ultima ha definito «le lezioni di Pinhas un’occasione per un percorso di crescita comune».
«È una delle più grandi studiose di Cabbalà e di mistica ebraica, parla trasversalmente di culto, cultura, filosofia» ha spiegato Giorgia Calò, coordinatrice del Centro di Cultura Ebraica di Roma, presentando Pinhas.
La protagonista di giornata ha iniziato il suo discorso parlando di gioia: «Tutti noi abbiamo bisogno di gioia, di ricordare chi siamo, da dove veniamo e come trasformare la nostra vita in questo momento».
Ma che cos’è la gioia? «Simchà. Nella visione cabalistica la gola è intelligenza, gioia di vita, il recupero di chi siamo veramente. Si dice di servire Dio con gioia». Pinhas parlando al pubblico non si è limitata a parlare di concetti astratti, filosofici-religiosi, ma ha proposto anche con allegria e dolcezza rimedi per la vita quotidiana dalla beneficenza all’alimentazione.
«Rabbi Nachman definisce la gioia come un balsamo che cura tutti i mali, un unguento curativo che aiuta le persone a trasformare le sofferenze in gioia e felicità. Quale è la sua ricetta? Se vogliamo vivere in salute, dobbiamo cibarci con cose legate alla natura, alla fotosintesi. Le piante perché ricevono la luce di Dio. Nei vegetali è nascosta luce divina. È importante anche respirare per collegarsi all’anima. Inoltre, per una vita salutare è essenziale vivere con gioia: introdurre la risata, il ballo, la gioia nella nostra vita» ha spiegato Pinhas.
Pensando alla gioia, Pinhas pensa ai bambini, per i quali essere gioiosi è naturale. Gli adulti avrebbero spento la gioia dei bambini e per recuperare la proprie gioia, secondo Pinhas, dovrebbero intraprendere un viaggio interiore per recuperarla, poiché la gioia è qualcosa su cui si può lavorare.
«La gioia è una nostra responsabilità e visione di vita. Come dice Cabbalà, è una scelta» ha proseguito Pinhas che ha cercato di spiegare che attraverso la simchà «l’essere umano si redime ed esce fuori dal mondo dell’apparenza e ritorna nella sua interiorità. Gli eventi che stiamo anche vivendo, non sono altro che eventi che fanno partorire una nuova umanità legata all’essenza e non all’apparenza».
Pinhas ha anche parlato della festa di Purim che si festeggerà la prossima settimana, ricollegandola al concetto di occultamento di identità e di libero arbitrio. «La storia Purim ci dice che le azioni umane creano una nuova storia e dirigono la storia verso un percorso diverso, come in questo caso: un percorso di salvezza».
Secondo Pinhas è necessario evitare di indossare quotidianamente maschere che occultano la nostra identità. È invece necessario osservare la propria vita dall’esterno, come se fosse un film, «pensando in quali ambiti vorremmo cambiare la sorte, e per fare ciò bisogna togliere la maschera».
Pinhas ha presentato dei consigli su come migliorare la propria vita, cercare la propria identità, modificare gli aspetti della vita che piacciono di meno, sottolineando l’importanza di soppesare le proprie parole che possono avere conseguenze inaspettate e, secondo l’aneddoto da lei ripotato, anche salvifiche.