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    ROMA EBRAICA

    La direzione scolastica di Elena Ravenna Scazzocchio: un esempio di coraggio durante la Shoah e nel Dopoguerra

    Dal 1928 al 1964, la scuola elementare ebraica di Roma fu sotto la direzione di una figura autorevole e determinata: Elena Ravenna Scazzocchio, una donna che ha dedicato più di quarant’anni alla crescita educativa di intere generazioni di bambini ebrei romani. Il suo ruolo non si limitò solo a quello di educatrice, ma si estese a una leadership che, durante la Shoah, la vide come una figura chiave per la sopravvivenza della comunità ebraica. Dal 1928, Elena Ravenna guidò la scuola ebraica con saggezza e decisione, diventando un punto di riferimento per le famiglie ebraiche romane. La sua gestione fu caratterizzata da un approccio rigoroso ma affettuoso, che puntava non solo alla didattica, ma anche alla trasmissione dei valori ebraici.
    Nel 1943, quando la situazione si fece drammatica con l’occupazione tedesca di Roma e l’inizio delle deportazioni, la direttrice Ravenna non rimase inerte, ma organizzò il salvataggio di circa 30 bambini ebrei, mettendo in atto un piano straordinario. Si accordò con le suore Giuseppine al Casaletto, che gestivano un convento a Roma, affinché ospitassero i bambini. Così, la scuola venne trasformata in una succursale del convento al fine di non essere occupata dagli invasori. Le bambine furono nascoste e protette all’interno del convento principale, evitando così la cattura da parte delle truppe naziste. La scuola, nel frattempo, fu smontata e i materiali – compresi documenti importanti, come le liste degli allievi e delle loro residenze – vennero nascosti in un magazzino di pomodori Cirio, grazie all’indispensabile aiuto di Concetta Russo. Tuttavia, anche nelle difficili circostanze del convento, Ravenna non dimenticò mai l’educazione ebraica dei suoi allievi. La direttrice continuava a tenere delle lezioni, si assicurava che i bambini recitassero ogni sera prima di dormire lo Shemà, che non mangiassero cibi proibiti dalla religione e che celebrassero le festività religiose. Inoltre, nonostante il pericolo della deportazione, la stessa direttrice usciva dal convento per procurare ciò che serviva per organizzare i Sedarim di Pesach e distribuire regali in occasione di Purim.

    Con la liberazione di Roma da parte degli Alleati nel giugno del 1944, la scuola poté finalmente riaprire. I soldati della Brigata ebraica facilitarono la ripresa delle lezioni, permettendo ai 625 bambini sopravvissuti di tornare a scuola. Ravenna, insieme ad altri membri della comunità, si impegnò con determinazione per riorganizzare l’istituto, assicurando che venissero attivate mense scolastiche per i bambini che versavano in difficoltà economica. Inoltre, fece costruire dei bagni con docce affinché gli alunni potessero lavarsi, dato che molte famiglie non avevano le risorse per garantire un’igiene completa. Quando la scuola riaprì, Ravenna lavorò a stretto contatto con le forze alleate per raccogliere vestiti e altri beni di prima necessità per i bambini ed organizzò un doposcuola che offriva ai più bisognosi la possibilità di rimanere in una struttura controllata per poter essere seguiti nei compiti e in attività extrascolastiche. La direttrice istituì anche il famoso Seder di Pesach della scuola e la recita di Purim per tutte le classi. Questi impegni si rivelarono fondamentali per la sopravvivenza dei più bisognosi. Nel 1946, con il sostegno dell’Ose, Organizzazione Sanitaria Ebraica, la direttrice Ravenna fondò una colonia estiva a Ostia, che offriva ai bambini un’opportunità di svago. La colonia, oltre a rappresentare un momento di evasione dalla quotidianità e di divertimento, divenne anche un modo per aiutare i bambini a reintegrarsi nella vita sociale e a superare i traumi della guerra.
    Nel 2017, in una cerimonia commemorativa a cinquanta anni dalla sua scomparsa, si celebrò il lavoro della direttrice Ravenna e delle suore che avevano contribuito a salvare quelle bambine. L’evento ha visto la partecipazione di storici e studiosi, che hanno dedicato un convegno alla figura di Ravenna e al suo ruolo fondamentale nel proteggere la vita dei bambini, nonché nel mantenere viva la tradizione ebraica durante uno dei periodi più bui della storia, compiendo un atto di straordinario coraggio.

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