Visita alla comunità di Roma, al museo ebraico e al Tempio Maggiore questa mattina per il Primo Ministro Giuseppe Conte. Alle 10.30 l’arrivo: accolto dalla Presidente CER Ruth Dureghello, da quella dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, dal Rabbino Capo Riccardo Di Segni e da numerosi consiglieri e rabbini, come primo passo il premier ha reso omaggio alla lapide che ricorda l’attentato del 1982 in cui fu ucciso Stefano Gaj Tachè e in cui furono ferite altre 40 persone. Guidato dai vertici dell’ebraismo romano e nazionale, il premier ha poi ammirato la sinagoga e le testimonianze degli oltre duemila anni di storia ebraica nella Capitale esposte al Museo.
Grande soddisfazione da ambo le parti per questo incontro. Dopo il colloquio privato, la Presidente Dureghello ha dichiarato in esclusiva a Shalom che “la visita è stata emozionante, per il clima familiare e per la curiosità mostrata dal Capo del Governo, col quale sono emersi numerosi temi condivisi. Riteniamo che su molte questioni potremo avere un riscontro positivo, anche ben oltre quelle che potevano essere le aspettative iniziali. Il premier ha sottolineato non solo l’impegno nella lotta all’antisemitismo, ma la necessità di mantenere il contributo ebraico all’interno del Paese, perché questo è parte delle nostre radici europee. Sapere che il patrimonio ebraico è una ricchezza riconosciuta all’interno delle istituzioni ci conforta molto”.
Il premier infatti nel suo discorso ha trattato diversi argomenti, dalla rinascita di alcune forme di antisemitismo al ricordo della Shoah alla vigilia del Giorno della Memoria, per soffermarsi poi a lungo proprio sul contributo dato dal mondo ebraico a tutta la cultura europea. Ogni ambito, dalla musica alla letteratura, dall’arte alla filosofia ha beneficiato di questa interazione. La visita alla lapide dell’attentato del 1982 lo ha scosso particolarmente e da lì è partita la sua riflessione sull’antisemitismo e sulla Shoah, definita un programma di annientamento senza precedenti. “Non è il silenzio la risposta all’abisso del male” ha aggiunto, elogiando l’impegno di coloro che trasmettono questa pagina di storia, a partire da Sami Modiano, che ha potuto incontrare nel corso della visita. Di fronte alla preoccupante frequenza di nuovi episodi di antisemitismo, come i cori da stadio, le minacce ai singoli individui, il furto delle pietre d’inciampo a Monti lo scorso dicembre, ha dichiarato la necessità di porre un argine e ha ribadito l’impegno dell’Italia nella difesa della libertà religiosa.
Il Rabbino Capo Riccardo Di Segni ha evidenziato come la presenza ebraica garantisca alla società ricchezza spirituale, culturale, sociale: “un luogo dove non esistono sinagoghe” ha dichiarato “è un luogo in cui manca un fermento essenziale, uno stimolo alla crescita, all’incontro col diverso”. Sui temi dell’integrazione e della memoria è intervenuta anche la Presidente UCEI Noemi Di Segni: le 21 comunità italiane sono molto diverse tra loro ma tutte perfettamente integrate nel tessuto italiano. A pochi giorni dal 27 gennaio, poi, ha specificato come la Shoah non inizi e non finisca con Auschwitz, ma affonda le sue radici in un antisemitismo atavico e forme di odio antiebraico resistono ancora oggi.
Da qui l’appello delle istituzioni ebraiche al premier affinché l’Italia aderisca alla definizione di antisemitismo coniata dall’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) già adottata nel dicembre scorso dall’Unione Europea e la implementi laddove necessario.