Inaugurazione con due ospiti d’eccezione quest’anno per Ebraica: il Generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, e il Rabbino Capo di Roma Rav Riccardo Di Segni. Nel dibattito “Vedere il futuro”, moderati dal Direttore de La Repubblica Maurizio Molinari, hanno proposto una serie di riflessioni sul momento attuale che sta vivendo il nostro Paese, con la speranza di una ripartenza in tempi brevi.
“Il messaggio che dobbiamo metabolizzare è che, come la Torah ci insegna, in passato situazioni simili all’attuale pandemia si sono verificate più volte: stiamo attraversando una fase storica ben specifica, ma l’esperienza del passato ci può essere utile” ha esordito Rav Di Segni. Il Generale Figliuolo ha sottolineato come vi siano i presupposti per chiudere la campagna vaccinale a fine settembre, purché durante l’imminente estate ci si comporti “come formiche e non come cicale”, affinché una serie di comportamenti virtuosi conduca all’uscita dalla pandemia e alla ripartenza a livello sociale ed economico. “Iniziamo a vedere una luce in fondo al tunnel – ha dichiarato – Una di queste luci è la vaccinazione. La collettività, le istituzioni stanno lavorando tutte insieme, grazie a un approccio pragmatico che ho cercato di dare in questi mesi. Ci sono persone di buona volontà che mettono insieme il meglio dell’Italia per uscire dalla pandemia. Ciò che sto vedendo è la mobilitazione degli italiani, soggetti e protagonisti della campagna vaccinale. Nonostante i limiti che emergono, resta una solida fiducia nella scienza”. È intervenuto anche sulla recente vicenda Astrazeneca, che “ha creato confusione e apprensione. Con la nuova impostazione, per chi ha più di 60 anni non cambia nulla, mentre per gli under 60 che hanno fatto la prima dose con questo vaccino si procederà con la vaccinazione eterologa, come sta avvenendo già in Germania e soprattutto in Spagna: alla scadenza prevista di 8-12 settimane si farà una seconda dose con Pfizer o Moderna”. Nelle parole del Generale anche le riflessioni emerse dalla precedente visita al Museo ebraico e alla Sinagoga, che hanno stimolato in lui riflessioni di ampio respiro: “il piano vaccinale che abbiamo varato ha anche un valore etico: noi infatti dobbiamo aiutare i più fragili. Ho visto il Museo ebraico e ho notato quanto sia significativa la riunione del venerdì sera, ma senza gli anziani le famiglie sono monche”. Sull’importanza dello sforzo della collettività gli ha fatto eco Rav Di Segni: “Quando sono stati creati i primi vaccini, ai tempi di Jenner, il tema era se fosse lecito affrontare il rischio personale in vista del beneficio, ma era una questione personale. Nell’ultima fase con il concetto di immunità di gregge è cambiato l’approccio e la valenza della vaccinazione che ha un impatto sociale importante. Noi non siamo solo singoli individui, ma siamo anche immersi in un mondo che ha bisogno di noi. Sulla base di questo, il messaggio che dobbiamo mandare ai giovani è che i loro gesti ha un impatto di solidarietà”.
In chiusura, Molinari ha chiesto ai due protagonisti quale sia stata la loro più bella esperienza di questo periodo. Se Figliuolo ha parlato de “l’esperienza corale che sta portando all’obiettivo”, Rav Di Segni ha ricordato “la sfida della quotidianità: la pandemia non è finita, come ci ricordano le difficoltà di questi giorni in cui ci stiamo riorganizzando”.
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