Nella notte tra martedì e mercoledì, si sono tenute le attesissime elezioni di metà mandato, le cosiddette “midterm elections”, negli Stati Uniti.
Alle elezioni di metà mandato non si vota per la Casa Bianca, visto che il mandato del presidente dura quattro anni, ma per rinnovare parzialmente il Congresso, per eleggere diversi governatori e assemblee legislative locali, e anche per alcuni referendum. Pur essendo completamente slegate dall’elezione del presidente, hanno un grande impatto sul governo del paese. Politicamente sono considerate un vero e proprio banco di prova per il presidente, e queste elezioni più degli altri anni sono state fondamentali, poiché si sono rinnovati tutti i seggi della Camera e un terzo dei seggi del Senato.
Ma quali sono stati i risultati di queste tanto attese elezioni? Gli Stati Uniti ora sono più polarizzati che mai, i democratici hanno infatti conquistato il controllo della Camera, raggiungendo ampiamente la maggioranza con 222 seggi (su 495 disponibili), mentre i repubblicani di Donald Trump restano in maggioranza nel Senato, dove i repubblicani hanno 51 seggi sui 100 disponibili. All’apparenza può sembrare un pareggio, ma dal punto di vista politico, per il Presidente Trump, si tratta di una parziale sconfitta, anche se è considerato da lui “un grande giorno, abbiamo fermato l’onda blu democratica”.
Per queste elezioni, i Democratici hanno dato forma alla furia degli elettori, andati al voto in massa (oltre 50 milioni, un record per il midterm) portando alla Camera una serie di candidati in grado di mutarne significativamente la composizione: molte donne e moltissimi alla prima esperienza in Parlamento. I repubblicani hanno però retto bene al Senato, dove nell’America profonda, in Indiana, Missouri, North Dakota, i senatori progressisti hanno perso malamente.
Queste elezioni verranno anche ricordate per l’entrata in scena anche di numerose novità, dalla prima donna rifugiata ad entrare alla Camera, alla prima nativa americana, fino al primo governatore dichiaratamente gay. Ma a finire sotto i riflettori sono stati sostanzialmente due politici democratici: Beto O’Rourke, considerato dagli analisti uno dei probabili candidati democratici alla presidenza nel 2020, che ha sfiorato il seggio in Senato in uno dei più importanti stati repubblicani, il Texas, riuscendo quasi a spodestare il veterano Ted Cruz. La seconda politica a infiammare i cuori dei democratici, invece, è stata Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane giovane donna al Congresso, che a 29 anni è riuscita a vincere in modo schiacciante nel suo distretto, il 14esimo di New York. Da molti, anche tra gli addetti ai lavori, la Ocasio-Cortez è considerata il vero astro nascente dei Democratici.
Ma quali sono le conseguenze per il governo Trump? Per i prossimi due anni l’attuale amministrazione sarà costretta a fare compromessi per far approvare qualsiasi legge, e i Democratici non sembrano disposti a fare grandi concessioni. Inoltre, la Camera ha il potere di aprire indagini parlamentari, cosa che può distrarre, e non poco, la Casa Bianca. Inoltre, i Democratici da questo momento hanno la possibilità, vista la maggioranza alla Camera, di poter avviare il processo di impeachment per la rimozione del Presidente Trump dalla Casa Bianca. Per concludere questa procedura serve anche il voto favorevole all’impeachment dei due terzi del Senato, cosa mai avvenuta nella storia statunitense.