Dallo scorso 13 marzo, è possibile trovare nei cataloghi di
Netflix, uno dei film più attesi della stagione prodotti proprio dal colosso
americano dello streaming: Triple Frontier.
Diretto da J.C. Chandor, la storia è ambientata in Sud
America nel bel mezzo della giungla tropicale, nel confine tra Brasile,
Paraguay e Argentina, in una zona franca culla della criminalità organizzata e
crocevia di traffici di droga, riciclaggio di denaro e delinquenza.
Cinque ex membri dei reparti speciali delle forze armate
americane, dopo che uno di loro, viene a conoscenza del nascondiglio dove si è
rintanato un famigerato signore del narcotraffico con tutto il suo inestimabile
patrimonio, decideranno di intraprendere una missione – ovviamente segreta,
illegale e che metterà a rischio le loro vite – ma che li cambierà
completamente: far fuori il narcotrafficante e recuperare il maggior bottino
possibile senza fare vittime e troppo rumore. Ma tutto non filerà liscio come
l’olio e dovranno lottare per salvare le loro vite.
Per questa pellicola, la cui sceneggiatura è firmata da Mark
Boal, già autore di successi come The Hurt Locker e Zero Dark Thirty, è stato
scelto un cast stellare, con nomi come Ben Affleck, visto in moltissimi film di
successo come Armageddon, Pearl Harbor e Argo, Charlie Hunnam, diventato famoso
per la serie tv Sons of Anarchy, Pedro Pascal, famoso per aver interpretato
l’agente della DEA Javier Pena in Narcos, e Oscar Isaac, visto recentemente in
Operation Finale, il film sulla cattura di Eichmann.
Nonostante la trama, possa far pensare al solito e
banalissimo film d’azione, con tante sparatorie e basta, nell’arco di due ore,
il film riesce a cambiare tre volte genere, dal poliziesco al thriller, fino a
diventare un survival. Il regista riesce a condensare in un solo film,
tematiche già toccate in altri suoi lavori: dall’avidità e la pressione
psicologica di Margin Call, alla lotta per la sopravvivenza di All is Lost,
fino al sogno di riscatto e le scorciatoie che conducono al fallimento di 1981:
Indagine a New York. Ma è anche una riflessione sugli effetti della guerra
sulle persone, sul “vero” significato dell’essere soldato, su quanto sia
difficile tornare da una missione e ritrovare sé stessi.