Donald Trump avrebbe chiesto la settimana scorsa ai suoi consiglieri più stretti di valutare l’opzione di un attacco contro l’Iran, per bloccare il suo programma nucleare. Lo rivela il New York Times, citando quattro attuali ed ex funzionari dell’amministrazione americana, secondo cui i consiglieri sarebbero riusciti a dissuadere il presidente a ordinare l’attacco, sostenendo che un raid contro gli impianti nucleari della Repubblica islamica potrebbe causare un’escalation della tensione nella regione nelle ultime settimane del suo mandato.
A due mesi dalla fine del mandato, Trump avrebbe esplorato la possibilità di “agire” contro un sito nucleare iraniano “nelle prossime settimane”. Forse quello di Natanz. Giovedì scorso alla Casa Bianca si sarebbe tenuta una riunione dopo le notizie dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) secondo cui l’Iran sta continuando ad arricchire uranio da usare negli impianti nucleari sforando i limiti imposti dall’accordo internazionale sul suo programma nucleare (Jcpoa), tanto da essere arrivato ad almeno 12 volte la quantità consentita (oltre 2.400 kg a fronte dei 202,8 tollerati). All’incontro avrebbero partecipato il vice presidente Mike Pence, il segretario di Stato Mike Pompeo, Christopher Miller, che ha preso temporaneamente il posto del segretario alla Difesa Mark Esper appena silurato da Trump, e il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Mark Milley. E, secondo le fonti del Nyt, Trump potrebbe comunque non aver rinunciato a colpire obiettivi e alleati dell’Iran, anche le milizie attive in Iraq. Gli Stati Uniti si sono ritirati nel maggio del 2018 dal Jcpoa, firmato nel 2015 all’epoca dell’Amministrazione Obama, e hanno ripristinato le sanzioni contro la Repubblica Islamica. Dallo scorso anno Teheran ha iniziato a fare marcia indietro rispetto agli impegni assunti con l’accordo. (Rak/Aki)