Dopo la chiusura di un gran numero di Sinagoghe, insieme con i luoghi di culto di tutte le confessioni, ordinata già nei primi anni della rivoluzione sovietica, a Tomsk è stato inaugurato un nuovo Centro comunitario ebraico, il più grande della Siberia. Lo riporta Arutz Sheva.
La chiusura delle Sinagoghe fu un duro colpo soprattutto per la comunità ebraica formata da ex soldati che, per decreto dello zar Nicola I, fin da bambini vennero strappati alle loro famiglie e reclutati contro la loro volontà per 25 anni all’interno dell’esercito zarista, ai quali era anche vietato praticare l’ebraismo. Dopo molti anni di servizio militare forzato, molti di loro tornarono alla loro fede.
L’edificio, di oltre 2.300 metri quadrati, è stato inaugurato con l’aiuto del movimento Chabad Lubavitch. All’evento hanno partecipato 400 persone, tra cui il rabbino capo russo Berel Lazar, giunto per l’occasione da Mosca.
Il nuovo Centro, dotato di varie classi, ospiterà 200 bambini che frequenteranno anche laboratori, come quello di robotica, di arredo, di ceramica e avranno a disposizione tavoli da ping-pong. La struttura ospiterà anche non ebrei, che potranno iscrivere i loro figli ad attività extracurricolari.
“L’intero edificio è stato costruito grazie alle donazioni di filantropi ebrei. È davvero impressionante” – ha affermato Il rabbino Levy Kaminetzky, rappresentante del movimento Chabad.
Dal 1999 a Tomsk sono in corso acquisti e restauri dei siti che appartengono al patrimonio ebraico. Nel 2018 la città ha restituito la Sinagoga dei Soldati alla comunità ebraica. Il luogo di culto, in fase di restauro, è una delle ultime Sinagoghe in legno rimaste al mondo, con particolari intagli sulle finestre a forma di Stella di David.