Un testo ritrovato nella Biblioteca Nazionale d’Israele ha recentemente portato alla luce la storia di Aharon Liron, un giovane soldato catturato dalla Legione Araba durante la battaglia per la Città Vecchia di Gerusalemme nel 1948. Liron è stato in grado di documentare le sue esperienze mentre assisteva alla caduta del quartiere ebraico.
Gerusalemme ha molti nomi che si possono ritrovare in numerosi libri. Digitando infatti la parola “Gerusalemme” nella barra di ricerca sul sito web della Biblioteca Nazionale di Israele, vengono fuori oltre un milione di risultati. Da qualche parte tra loro, c’è un piccolo opuscolo intitolato “Gerusalemme ha peccato” (חטא חטאה ירושלים), contenente un manoscritto che descrive, in rari e commoventi dettagli, le battaglie per la Città Vecchia durante la guerra d’indipendenza d’Israele. Gli scritti descrivono inoltre la prima notte in cattività del soldato dell’Haganah Aharon Liron, dopo la sua cattura da parte della Legione Araba, quando riuscì a conquistare il quartiere ebraico.
Il defunto Aharon Liron fu catturato da Abdullah al-Tall (a volte scritto el-Tell), il comandante della Legione araba a Gerusalemme, dopo che i difensori del quartiere ebraico si arresero il 28 maggio 1948. Un plotone della Legione araba entrò nel Quartiere alle cinque del pomeriggio, per accertarsi della resa degli ebrei. Aharon venne ferito durante i combattimenti. Mentre i soldati non feriti furono trasferiti dal quartiere a “The Kishle” (la vecchia stazione di polizia ottomana, costruita sulle rovine del palazzo di re Erode), i residenti del quartiere furono trasferiti nell’area della Porta di Sion. Li avrebbero dovuto consegnare al Palmach. Aharon rimase con il resto dei soldati feriti a “Batei Mahse”, un complesso di appartamenti del XIX secolo nel quartiere ebraico. Liron si trovò “in una lunga struttura, parallela al muro della Città Vecchia. Le camere e l’ingresso dell’edificio fungevano da ospedale” scriveva il soldato.
Con i ricordi ancora freschi, Aharon si sedette e scrisse tutto ciò che ricordava dalla sua prima notte di prigionia nella Città Vecchia, con dettagli estremamente vividi: “Gli ultimi raggi di sole sono sbiaditi sui tetti di tegole rosse. Le pareti, grigie con l’età, sono avvolte nell’oscurità – scriveva Liron – I pilastri che sostengono gli archi di pietra gettano le loro ombre sul lungo ingresso di “Batei Mahse” nella Vecchia Gerusalemme, e all’ombra dei suoi archi, scendendo e fondendosi con le pareti, ci siamo sdraiati su materassi abbandonati, a destra e a sinistra, decine di soldati feriti”.
Quando aprì gli occhi e guardò fuori, si ricordò che la prima cosa che vide fu il saccheggio che stava avvenendo nelle case ebraiche lungo la strada, e come i soldati chiedevano che i loro rapitori facessero qualcosa al riguardo. Fu in quel momento che si rese conto che la Città Vecchia era caduta: “In primo luogo, protestammo davanti ai nostri rapitori. Vista però la loro indifferenza, subito capimmo che dovevamo accettare il fatto che le case non erano più le nostre”.
“Dopo di che, un silenzio cadde sulla stanza, permettendo ai suoni di colpi di pistola e di proiettili di insinuarsi tra i combattimenti che erano ancora in corso in lontananza. Le infermiere, con le loro uniformi bianche incontaminate, entrarono nelle stanze”.
Aharon, che era stato ferito durante la battaglia, fu portato dal quartiere ebraico alla scuola armena. Successivamente lui e il resto dei prigionieri furono portati fuori dalla città attraverso la Porta dei Leoni e messi su un convoglio che li avrebbe portati ad Amman e poi in un campo di detenzione in Giordania. Aharon Liron fu prigioniero di guerra in Giordania per circa nove mesi. Fu rilasciato il 3 marzo 1949. Dopo essere stato liberato, ha lavorato per anni nel campo dell’educazione. Ha scritto numerosi libri sulle battaglie per Gerusalemme nel 1948; morì nel 2010. A donare le sue memorie alla Biblioteca Nazionale, sono state la sua vedova Sarah e la figlia Yardena