Il 2 agosto 1944, 75 anni fa, venne liquidato lo Zigeunerlager del campo di Auschwitz-Birkenau: in un solo giorno oltre 4.000 persone, in maggioranza donne e bambini di etnia Rom e Sinti, furono sterminate nelle camere a gas. Per questo, da alcuni anni, è stato istituito il Roma Genocide Remembrance Day, la giornata in ricordo del genocidio dei Rome Sinti durante la seconda guerra mondiale, definito in lingua romanì Porrajmos (divoramento) o Samudaripen (sterminio) che provocò mezzo milione di vittime di questa popolazione.
“Oggi – ha scritto in un tweet il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello – si ricorda lo sterminio nazista di migliaia di zingari. Una pagina importante e drammatica della nostra storia che avrebbe dovuto insegnarci l’importanza delle parole e degli effetti che queste producono”.
Un tema ripreso, con riferimento all’attualità politica italiana, dal vicepresidente della Comunità ebraica romana, Ruben Della Rocca, che in un tweet ha affermato: “Qualcuno non ha capito (o fa finta di non capire) che parole di disprezzo ed epiteti hanno il solo effetto di fomentare odio e razzismo”.
Lo scorso 20 luglio, durante un pellegrinaggio della memoria ad Auschwitz-Birkenau organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, mille studenti liceali e universitari del movimento “Giovani per la Pace”, provenienti da tutta Europa, hanno onorato le vittime del nazifascismo, deponendo una corona di fiori anche sulla lapide in lingua romanì, che ricorda lo sterminio di rome Sinti. In generale ad Auschwitz Birkenau morirono circa 21.000 Sinti e Rom provenienti da 12 Stati.