Lo scrittore
francese Joseph Joffo, autore del bestseller “Un sacchetto di biglie”
(1973), tradotto in diciotto lingue e che ha venduto oltre 20 milioni di copie
nel mondo, in cui ha raccontato la sua infanzia di bambino ebreo in fuga dall’occupazione
tedesca, è morto all’età di 87 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato
oggi dai suoi tre figli, precisando che il padre, che abitava a Parigi, è
deceduto, dopo una lunga malattia, in una clinica di Saint-Laurent-du-Var, comune
nel dipartimento delle Alpi Marittime della regione della Provenza-Alpi-Costa
Azzurra. Per tre decenni Joseph Joffo si è dedicato all’attività di
parrucchiere, insieme al fratello Maurice, ma ad un certo punto, complice un
incidente sportivo che lo immobilizza per alcune settimane, decide di mettere
per iscritto i ricordi che lo tormentano. Nasce così nel 1973 il suo primo, e
più noto, romanzo “Un sacchetto di biglie” (Rizzoli), che solo in
Italia ha venduto oltre 500.000 copie e che è stato premiato dall’Académie
Française. Joffo scrive in seguito altri romanzi di memorie, come “Anna e
la sua orchestra” (Sansoni, 1975), in cui racconta la gioventù di sua
madre, “Le vetrine illuminate” (Rizzoli. 1977) e “La jeune fille
au pair”, che racconta l’arrivo di una ragazza alla pari tedesca, subito
dopo la guerra, in una famiglia ebraica.
Nato a
Parigi il 2 aprile 1931, figlio di parrucchieri, allo scoppio della seconda
guerra mondiale e a seguito dell’occupazione tedesca, i membri della famiglia Joffo
decidono di disperdersi per sfuggire alla cattura e alla deportazione nazista
degli ebrei. Nel 1941 Joseph, insieme al fratello Maurice, si dirige verso il
sud della Francia, allora occupato dagli italiani. Il viaggio è pieno di
avventure e di pericoli superati con fantasia e coraggio.
Portato
sullo schermo nel 1975 da Jacques Doillon, il libro autobiografico di Joseph
Joffo è diventato un nuovo film nel 2017 nella versione firmata dal canadese
Christian Dugay.