In poco meno di 72 ore abbiamo scoperto che il mostro non sono loro – o almeno, non solo loro, uomini dalla pelle nera e fanatici religiosi – ma persone bianche, molto americane che incitano odio verso altri americani, spedendo pacchi bomba a politici, e facendo una strage in una sinagoga di Pittsburgh. Appesi a un filo che li fa oscillare tra la fede nel suprematismo razziale e un’ideologia politica da molti definita patologia mentale, questi uomini sono il prodotto di un clima di odio che negli ultimi mesi è andato espandendosi e che risulta ora difficile da arginare. Pensare che l’antidoto a tutto ciò sia il gran numero di guardie che Trump intende mobilitare in difesa dei 350 mila luoghi di culto negli Stati Uniti è sbagliato, perché può essere un rimedio sì, ma non la soluzione a lungo termine. L’odio suprematista e la violenza politica non sono il prodotto dei toni beceri e incendiari del presidente in carica ma tra essi corre un filo. Nel momento in cui il nazionalismo sposa la nostalgia per un’America bianca e omogenea, dobbiamo essere pronti ad aspettarci il peggio. Trump è forse prigioniero di un marchingegno da lui stesso creato? Un marchingegno che sembra muoversi a suon di predicazione alla violenza contro gli altri e della rabbia degli sconfitti.
Ciò che è successo a Pittsburg il 27 ottobre scorso è stato il gesto più sanguinoso mai verificatosi in America nei confronti di una comunità ebraica. Robert Bowers 46 anni, che ha fatto irruzione nella sinagoga Tree of Life uccidendo 11 persone e ferendone sei, rischia ora la pena di morte. Tra le vittime vi sono un uomo e una donna sopravvissuti alla Shoah, dentisti, professori e tra i feriti quattro officiali di polizia.
In un momento di tale cordoglio, leggere le pagine del giornale israeliano Haaretz non rincuora. Il quotidiano riporta l’esternazione del rabbino capo ashkenazita di Israele, David Lau, che non riconosce la congregazione Tree of Life quale pienamente ebraica perché Conservative, riferendosi al luogo del massacro come “un posto da un profondo sapore ebraico”. A parole tanto lapidarie controbatte Yizhar Hess, direttore esecutivo del movimento Conservative in Israel: “Veramente, capo rabbino di Israele? Un luogo con un profondo sapore ebraico? Sarà stata forse una Sinagoga?”. Che il ricordo delle vittime sia di benedizione.