L’interessante
intervista odierna di Luca Spizzichino a Shaul Ladany, marciatore israeliano
sopravvissuto alla strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco 1972,
offre diversi spunti che lasciano spazio a idee e riflessioni.
Sicuramente
colpisce il fatto che una strage del genere avvenne in terra tedesca, nel Paese
che solo trenta anni prima si era reso protagonista e macchiato delle
nefandezze della Shoah; proprio la presenza della squadra olimpica israeliana
in Germania a gareggiare rappresentava la più grande risposta di vita e di
sopravvivenza del popolo ebraico al tentativo di annientamento totale ideato e
messo in atto dal nazismo.
Dal racconto di
Ladany emergono tutte le pecche del sistema di sicurezza tedesco nelle ore
convulse che seguirono all’irruzione dei terroristi arabi nella parte di
villaggio in cui risiedevano dagli atleti israeliani.
Ladany arriva
ad ipotizzare che ci fosse un accordo tra autorità tedesche e organizzazioni
terroristiche palestinesi per una “pax da attentati” in terra di Germania in
cambio del rilascio dei tre terroristi catturati dalle forze di sicurezza
teutoniche dopo il maldestro tentativo di liberazione degli ostaggi messo in
atto dalle stesse in seguito al rapimento sulla pista dell’aeroporto di Monaco che
causò la morte degli ostaggi israeliani, di parte del commando palestinese e di
un agente tedesco.
Il tragico
bilancio finale per Israele di undici atleti massacrati mise immediatamente in
luce la superficialità e la scarsa preparazione delle forze di sicurezza
tedesche nell’affrontare una situazione di tale pericolo e gravità; allo stesso
tempo, il rifiuto da parte del governo tedesco di farsi aiutare dai corpi
speciali israeliani, le unità speciali della Sayeret Matkal, come proposto dal
governo di Gerusalemme, la dice lunga su come il cancelliere dell’epoca Willy
Brandt non volesse inimicarsi il mondo arabo.
Interessante in
tal senso un articolo pubblicato nell’agosto del 2012 da Der Spiegel, settimanale
tedesco, che mise a nudo tutte le falle dei sistema di sicurezza della
Germania: l’intelligence e l’esecutivo avrebbero ignorato l’allarme sui
possibili attentati ai danni di obiettivi israeliani ed ebraici durante le
Olimpiadi.
Lo stesso Der
Spiegel sottolinea in altre inchieste la compiacenza e il supporto della Stasi,
servizio segreto della DDR, alla strage di Monaco, oltre che il supporto
logistico dato da alcuni membri di organizzazioni neonaziste bavaresi agli
esecutori dell’attacco.
Allo stesso
tempo, la tesi sostenuta da Ladany su una Germania Ovest accondiscendente nei
riguardi delle organizzazioni terroristiche palestinesi (come del resto tutto
lascia pensare anche in altri paesi dell’Europa occidentale), all’epoca
protette e sponsorizzate dai servizi dei paesi del Patto di Varsavia, non è
assolutamente inedita ed è suffragata da articoli e inchieste di storici e analisti
che ne dimostrano l’esistenza. Una serie di elementi che gettano un’ombra di
inquietudine ancora più tetra su un periodo della nostra Storia, che a partire
proprio da Monaco ’72 ha visto le capitali europee macchiarsi del sangue di
innocenti ebrei vittime del terrorismo e dell’odio antiebraico
palestinese a Parigi, Vienna, Copenaghen, Bruxelles, Tolosa e, come tristemente
sappiamo, a Roma, il 9 ottobre del 1982.
Ancora oggi
attendiamo giustizia per quelle stragi.