
Andrei Kozlov, giovane russo di 28 anni, ha trasformato l’orrore della sua prigionia in una potente espressione artistica. Catturato da Hamas il 7 ottobre 2023 durante il Nova Festival, nel sud di Israele, Kozlov ha trascorso otto mesi in cattività a Gaza, vivendo in condizioni estreme e sotto la costante minaccia di morte.
Oggi, nel suo studio a New York, racconta la sua esperienza attraverso dipinti che, pur impregnati di oscurità, lasciano intravedere spiragli di speranza.
Originario di San Pietroburgo, Kozlov si era trasferito in Israele nell’agosto 2022 per partecipare a un programma di formazione. La sua vita è stata bruscamente interrotta quando, durante il suo lavoro come addetto alla sicurezza del festival, è stato rapito e portato nella Striscia di Gaza. Durante la prigionia, è stato trasferito in otto diverse abitazioni, sorvegliato da circa ventiquattro terroristi. Le condizioni variavano: da materassi umidi e maleodoranti a situazioni relativamente migliori. Nonostante tutto, Kozlov riconosce di essere sopravvissuto alle torture peggiori.
In prigionia ha imparato un po’ di arabo dai suoi carcerieri e ha condiviso momenti con altri ostaggi. Un giorno, gli è stato concesso un quaderno e una matita. Ha iniziato a disegnare quotidianamente: alieni, personaggi cinematografici e luoghi della sua infanzia. Questi schizzi sono diventati il seme della sua rinascita artistica il 10 giugno 2024, durante un’operazione delle forze speciali israeliane nel campo profughi di Nuseirat, Kozlov è stato liberato insieme ad altri tre ostaggi. Il ritorno alla libertà è stato un momento di euforia: “Poter respirare aria fresca, vedere il mare, la spiaggia, il cielo senza nuvole, è stato il giorno più bello della mia vita”, ha dichiarato.
Dopo la liberazione, ha trascorso del tempo in Israele e negli Stati Uniti, cercando di elaborare il trauma. Nel suo studio a Hudson Yards, New York, sta preparando una mostra delle sue opere, principalmente dipinti acrilici che rappresentano la sua cattura, la prigionia e la liberazione. Attraverso l’arte, Kozlov cerca di trasformare il dolore in speranza. Nonostante le cicatrici emotive, Kozlov guarda al futuro con ottimismo. Pensa di scrivere un libro o di trasferirsi in Nuova Zelanda. La sua arte è diventata un mezzo per elaborare il passato e costruire un nuovo inizio. Come lui stesso afferma: “Sarò per sempre un ex ostaggio, ma questo non definisce chi sono. È solo una parte della mia storia”.