Pensando alle leggi
razziali fasciste del 1938 “da
giurista non posso non sentire con particolare angoscia la discriminazione
subita in quegli anni dai colleghi
ebrei”, ha detto il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati
alla presentazione del volume “Razza e inGiustizia. Gli avvocati e i magistrati al tempo delle leggi
antiebraiche” a Palazzo Madama, a
Roma. “Ma ancor più intollerabile è riflettere sull’atteggiamento
compromissorio con cui molti uomini di legge si posero di fronte alla
legislazione razziale, sulle loro complicità intellettuali e materiali, sulle
loro contraddizioni”, ha aggiunto. “E oggi, come presidente del
Senato, l’indignazione per le ingiustizie subite dai senatori ebrei, di cui il
nostro Archivio storico conserva traccia e testimonianza, è resa in me ancor
più viva dalla lettura dei resoconti delle sedute di approvazione di quelle
leggi – ancora Casellati -. Nessuno, infatti, prese la parola. L’Assemblea
approvò senza discussione alcuna”.
“Fare i conti, seriamente,
con la storia – ha proseguito Casellati – è un obbligo morale. Lo è per ogni
individuo, lo è, a maggior ragione, per i rappresentanti delle istituzioni di questo
Paese. Dobbiamo promuovere iniziative, aprire i nostri archivi, incoraggiare lo studio e sostenere
la ricerca, stimolare i giovani a saperne di più e a farlo in modo serio e con indipendenza
di pensiero”. “Il dialogo con i giovani è il primo e più importante
dei nostri doveri. Dobbiamo coinvolgerli, offrire loro gli strumenti culturali
necessari per conoscere, approfondire, comprendere – ha proseguito -. Abbiamo
il compito di lavorare in costante collaborazione e confronto con il mondo
della scuola, forse la più delicata e cruciale istituzione di ogni Paese”.
“La scuola – ha aggiunto Casellati – che per prima si vide violata dal
decreto del 1938, che aprì la strada alle inaccettabili leggi razziali”.