Sono trascorsi 80 anni, dal 5 settembre 1938, dal giorno in cui il re
Vittorio Emanuele III (quello stesso re che nel 1904 aveva inaugurato il nuovo
Tempio Maggiore di Roma) promulgò le Leggi Razziali, volute dal regime
fascista, con le quali i cittadini italiani di religione ebraica venivano cacciati
(studenti e professori) da tutte le scuole, allontanati dalle professioni,
espulsi dalle amministrazioni pubbliche, espropriati delle proprietà, isolati e
privati di ogni sostentamento economico.
Esattamente 80 anni dopo quella firma infame, i rettori delle università
italiane chiederanno scusa non solo agli ebrei e all’umanità tutta, ma alla
Cultura (con la maiuscola) anch’essa oltraggiata, umiliata, violata. Il 20-22 settembre
all’università di Pisa – a otto chilometri dall’allora tenuta reale di San
Rossore dove il re firmò le leggi razziali – prenderà avvio una tre giorni
della memoria, su iniziativa dell’università di Pisa, in collaborazione con
Normale, Sant’Anna e Imt di Lucca. Il momento centrale sarà la lettura di un
documento firmato dai rettori (nessuno dei quali era nato nel 1938) in cui
oltre a condannare l’atto infame che cacciò dalle scuole di ogni ordine e grado
gli ebrei, si chiederà scusa per ciò che la storia italiana produsse e
l’incapacità del mondo accademico di allora di arginare l’onda razzista. “E io
non capisco perché si sia aspettato così tanto per chiedere perdono — dice il
direttore della Scuola Normale, Vincenzo Barone —. Anche oggi il ‘razzismo’ è
uno strumento che la politica usa quando è in difficoltà per tenere buoni i più
poveri dando la colpa delle loro disgrazie ai ‘diversi’ e non alla cattiva
distribuzione della ricchezza”. Una bella e importante iniziativa che – ha ricordato
il rettore dell’Università di Firenze – vuole essere anche «un monito forte per
il presente e per il futuro».