“Il senso della mia vita è stato testimoniare, per fare in
modo che non accada più ciò che i miei occhi hanno dovuto vedere”. E a 93 anni,
per Sami Modiano, la sua missione è ancora quella di raccontare quello che ha
vissuto, anche ieri quando l’università Campus Bio-Medico di Roma gli ha
conferito la Laurea magistrale Honoris Causa in Medicina e Chirurgia.
“È stato sorprendente, non me lo sarei mai aspettato”, ha
commentato Sami in lacrime per la commozione. “È un riconoscimento molto
importante per me; la Medicina è l’emblema della propensione ad aiutare ed a
preoccuparsi per il prossimo. Ricevere questo titolo accademico significa
attribuire un valore effettivo a quello che da faccio tanti anni: testimoniare
l’orrore che hanno visto i miei occhi”, ci racconta Sami, che tra sorrisi e
applausi si rivolge soprattutto ai giovani, prossimi custodi della realtà terribile
di Auschwitz: “Io sono ancora lì, lì dove ho perso mia sorella Lucia e mio
padre Giacobbe. Da lì non uscirò mai. Ma finalmente, dopo tanti anni, ho capito
perché vale la pena vivere. Per voi, per raccontarvi e per fare in modo che voi
raccontiate in futuro”.
Un’occasione speciale, svoltasi alla presenza del ministro
della Salute Orazio Schillaci, del capo di gabinetto del ministero
dell’Università Marcella Panucci, del presidente della Comunità Ebraica di Roma
Victor Fadlun e del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni.
“La missione dell’università è quella di integrare i saperi
e nutrirli di legami fra le generazioni”, ha spiegato il ministro Schillaci,
visibilmente commosso.
“Nessuno avrebbe potuto incarnare queste parole meglio di
Sami, sopravvissuto ad una spirale massacrante di morte ed impegnato
costantemente nella trasmissione della sua terribile esperienza, per esaltare
la vita e per far sì che la crudeltà e la violenza che gravano sulle sue spalle
vengano spartite con tutti noi, che abbiamo il dovere di comprendere oggi, per
raccontare domani”.
“Sami Modiano in quasi venti anni di testimonianza si è
fatto portatore di quelle virtù del vivere civile che combattono le divisioni e
ha affermato i valori di libertà, rispetto, accoglienza e condivisione che sono
alla base di ogni comunità umana”, sottolinea il Campus Bio-Medico nella
consegna della laurea ad honorem. L’ateneo, che festeggia il suo trentennale
con lo slogan ‘Radici profonde e sguardo al futuro’, ha voluto ribadire il suo
progetto educativo basato su una solida formazione scientifica e una forte base
valoriale. Coadiuvato nel dialogo da Walter Veltroni, Sami Modiano ha
continuato a raccontare l’orrore e come si è salvato: “Pesavo appena 25 chili
ero uno scheletro. Prima di arrivare ad Auschwitz ero stanco, il mio corpo ha
ceduto e son caduto. Misi le mani sulla testa, stavo aspettando il colpo di
grazia. Sapevo che stavo per morire, ma è successa una cosa incredibile. Due
prigionieri ebrei più grandi di me si sono inchinati, mi hanno preso
sottobraccio e mi hanno appoggiato su altri cadaveri, ne era pieno lì. Quando
mi sono risvegliato i russi erano già arrivati e una dottoressa stava cercando
di riscaldarmi”.
“Ringrazio l’Università Campus Bio-Medico di Roma per avermi
dato ancora una volta la possibilità di parlare di fronte a tanti ragazzi, i
vostri studenti universitari ma anche i giovanissimi delle medie presenti oggi
– ha concluso Modiano – perché quello che ho vissuto resti a lungo nella
memoria e non si ripeta mai più. Spero che questo inno alla vita possa essere
di ispirazione per i medici di oggi e di domani”.
“Auguri di cuore a Sami Modiano per aver ricevuto oggi
la Laurea Honoris Causa in Medicina e Chirurgia dall’Università Campus
Bio-Medico di Roma. Si tratta di un’importante onorificenza donata ad un uomo
che, con la sua costante testimonianza, è riuscito a sensibilizzare sugli
orrori della Shoah i tanti giovani incontrati. A Sami e alla sua dolce moglie
Selma un affettuoso abbraccio per questa bellissima notizia”. Lo dichiara
la senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli.