Lo scorso lunedì, il Senato rumeno ha adottato una legge che rende obbligatoria, per tutte le scuole superiori e professionali del paese, l’impartizione di una materia specifica sulla storia della Shoah e del popolo ebraico a partire dal 2023.
I contenuti del neo-percorso di studi saranno decisi dal ministero dell’Istruzione del paese in collaborazione con l’Istituto Elie Wiesel per lo studio dell’Olocausto in Romania. Una scelta che mira a “contrastare l’intolleranza e l’estremismo tra i giovani” ha detto il legislatore ebreo Silviu Vexler.
La legge, precedentemente approvata dalla camera bassa della Romania, è stata sostenuta da 107 senatori, mentre 13 hanno votato contro e uno si è astenuto. A favore si sono schierati il Partito nazional-liberale di centrodestra ed i socialdemocratici, insieme all’alleanza centrista USR PLUS e all’Unione democratica degli ungheresi in Romania. Contraria invece l’estrema destra, che ha definito la legge “discriminatoria”, affermando che la Romania non abbia avuto un solo “caso antisemita grave” in due decenni. Secondo alcuni, quindi, è necessario un ulteriore tragico evento per intervenire, ma per fortuna altri credono che “prevenire sia meglio che curare”, specie dopo l’incremento di antisemitismo registrato nel mondo dall’inizio della pandemia.
Infatti, secondo le statistiche ufficiali incluse in un rapporto dell’Istituto Elie Wiesel, nel 2020 sono stati segnalati alle autorità ventisette episodi di antisemitismo. Negli ultimi anni numerosi cimiteri ebraici sono stati vandalizzati. Lo scorso marzo, l’attrice ebrea rumena Maia Morgenstern ha ricevuto minacce di morte da un individuo che ha intimato di gettarla “in una camera a gas”. Non solo, messaggi antisemiti appaiono anche nella stampa nazionalista marginale, online (dunque soggetta a maggiore diffusione) e su carta, mentre più interpretazioni storiche della Shoah che minimizzano il ruolo della Romania vengono propagandate dai professori universitari.
Ma la storia non mente. Come riportato dall’Istituto Elie Wiesel, durante la Seconda guerra mondiale furono assassinati tra i 280.000 e gli 380.000 ebrei rumeni e ucraini sotto l’amministrazione rumena. Questa legge, è indispensabile per salvaguardare la sicurezza della collettività ebraica.