Un accorato
appello sulla libertà di stampa nel Medio Oriente. Questo il contenuto
dell’ultimo articolo scritto dal giornalista saudita Jamal Khashoggi che è
stato pubblicato dal Washington Post. “C’è solo un Paese del mondo arabo
classificato come ‘libero” nel “World Freedom Index”, lamenta
Khashoggi: “E’ la Tunisia. Giordania, Marocco e Kuwait seguono con la
definizione ‘parzialmente libero’. Il resto dei Paesi vengono considerati ‘non
liberi'”, denuncia il giornalista scomparso il 2 ottobre dopo l’ingresso
nel consolato saudita a Istanbul. Il risultato è che “gli arabi che vivono
in questi Paesi sono o non informati o malinformati” con una
“narrativa di stato”, una “situazione che tristemente” è
destinata a non cambiare. Khashoggi parla delle promesse tradite delle
Primavere arabe e dei giornalisti e scrittori finiti in carcere dall’Arabia
Saudita all’Egitto. Il giornalista attacca poi il controllo di internet tramite
la “censura” e il “blocco” della rete, “gli
arresti” dei giornalisti. Esistono “poche oasi che continuano a
impersonare lo spirito della Primavera Araba” come il Qatar, la Tunisia e
il Kuwait. “Il mondo arabo sta affrontando la sua versione della Cortina di
Ferro – aggiunge Khashoggi – imposta non da attori esterni ma da forze interne
che competono per il potere”.