Irmgard Furchner, prima donna da decenni ad essere processata in Germania per crimini nazisti, continua a far parlare di sé. L’ex segretaria del campo nazista, ultranovantenne, ha presentato ricorso contro la sua condanna per complicità nell’omicidio di oltre 10.000 persone: a rivelarlo mercoledì è stato un tribunale tedesco.
La scorsa settimana è stata condannata a due anni con sospensione della pena per il suo ruolo, definito dai pubblici ministeri il “crudele e doloso omicidio” dei prigionieri nel campo di Stutthof, originariamente situato nella Polonia occupata. Ma la sua difesa ha deciso di “presentare ricorso alla Corte Suprema Federale contro la sentenza del tribunale regionale di Itzehoe”, come riporta una portavoce della corte in una nota. La corte suprema esaminerà se i procedimenti sono stati condotti correttamente.
Furchner aveva espresso rammarico mentre il processo volgeva al termine, dicendo alla corte che era “dispiaciuta per tutto quello che era successo”. Tra il giugno 1943 e l’aprile 1945, Furchner prese la dettatura e gestì la corrispondenza del comandante del campo Paul Werner Hoppe mentre suo marito era un collega ufficiale delle SS al campo. Si stima che circa 65.000 persone morirono nel campo vicino all’odierna Danzica, tra cui “prigionieri ebrei, partigiani polacchi e prigionieri di guerra russi sovietici”, hanno detto i pubblici ministeri. Emettendo il verdetto, il presidente del tribunale Dominik Gross ha affermato che “nulla di ciò che è accaduto a Stutthof le è stato tenuto nascosto” e che l’imputato era consapevole delle “condizioni estremamente dure dei prigionieri”.
Sebbene le pessime condizioni e i lavori forzati abbiano causato la maggior parte delle vittime, i nazisti in quel campo gestirono anche camere a gas e strutture per l’esecuzione mediante fucilazione per sterminare centinaia di persone ritenute non idonee al lavoro. Furchner aveva cercato di fuggire dalla casa di riposo in cui vive, mentre il procedimento penale doveva iniziare nel settembre 2021. È riuscita a sfuggire alla polizia per diverse ore prima di essere arrestata nella vicina città di Amburgo. L’imputata era adolescente quando si macchiò dei crimini per cui venne processata da giovane in un tribunale per minorenni. Settantasette anni dopo, il tempo per rendere giustizia ai criminali legati alla Shoah sta per scadere e la donna sembra non arrendersi alla verità.
Negli ultimi anni, diversi casi sono stati abbandonati a causa della morte di alcuni imputati o per l’impossibilità dovuta all’età di sostenere un processo. La condanna del 2011 dell’ex guardia John Demjanjuk, imputato di aver fatto parte della macchina assassina di Hitler, ha stabilito un precedente legale e ha aperto la strada a diversi processi. Da allora, i tribunali hanno emesso diversi verdetti di colpevolezza contro coloro che lavorarono al fianco dei nazisti negli anni della Seconda guerra mondiale.