Crescono i sospetti che possa essere israeliana la responsabilità delle misteriose esplosioni in basi delle milizie in Iraq. La cronaca di quanto avvenuto di recente nel Paese arabo ricorda le decine di raid aerei effettuati dagli israeliani in Siria negli ultimi cinque anni contro depositi di armi e munizioni dei miliziani del gruppo sciita libanese Hezbollah, storicamente sostenuto da Teheran. Israele non ha mai confermato né smentito, ma se il suo coinvolgimento in Iraq fosse attestato potrebbe indicare l’apertura di un nuovo fronte nella battaglia per impedire alle milizie sostenute dall’Iran di sviluppare armi sofisticate in grado di colpire Israele. Nel silenzio israeliano, durante la visita in Ucraina il premier Benjamin Netanyahu ha tenuto a precisare che “l’Iran non gode di immunità”, in nessun angolo del mondo. Israele non attacca l’Iraq dal 1981, quando bombardò il reattore nucleare iracheno di Osirak. Ora è possibile che stia utilizzando droni di ultima generazione o, secondo un rapporto del Middle East Institute, che stia impiegando F-35 acquistati di recente. “L’intelligence israeliana – si legge nel rapporto – sa da più di un anno che l’Iran ha iniziato a dispiegare in territorio iracheno razzi e sistemi missilistici sofisticati, alcuni in modo permanente, altri da trasferire via terra in Siria e Libano”.
Il primo presunto raid risale al 19 luglio scorso: i militari iracheni hanno parlato di un’operazione di un “drone non identificato” contro una base delle milizie sciite a nordest di Amerli, mentre le Forze di mobilitazione popolare (le milizie sciite irachene Hashd al-Shaabi di cui fanno parte gruppi fedeli all’Iran) hanno riferito di un incidente. Poi ci sono state le esplosioni nei depositi di armi a Camp Ashraf, nella provincia di Diyala, e a Camp Saqr, a sud di Baghdad. Martedì scorso c’è stata un’esplosione in un sito delle milizie nei pressi della base aerea di Balad, dove sono presenti forze Usa. Il numero due delle Forze di mobilitazione popolare , Abu Mahdi al-Mohandis, ha lanciato il suo avvertimento: gli “aerei stranieri che sorvolano le nostre basi senza aver informato il governo iracheno” possono essere considerati come obiettivi “ostili”. Nel mirino delle accuse ci sono i droni israeliani, ma anche i militari americani, ai quali si contesta di aver consentito a Israele l’utilizzo di basi Usa in Iraq. I militari americani hanno subito risposto ricordando che operano nel Paese arabo su richiesta del governo di Baghdad e nel rispetto delle leggi irachene. (Rak/AdnKronos)