“I
traditori” è il terzo libro di David Bezmozgis, giovane scrittore nato a Riga
classe 1973 ed emigrato poi in Canada. Il romanzo si dipana in un contesto
storico-politico preciso: quello del ritiro degli israeliani dagli insediamenti
della Striscia di Gaza nell’agosto del 2005. Il protagonista è Baruch Kotler,
il carismatico ministro del commercio di Israele. Questo è considerato un eroe
nazionale non solo perché inflessibile ed integro ma anche perché tenace: è
sopravvissuto a un supplizio durato tredici anni nei gulag sovietici al tempo
di Breznev. Rifiuta i compromessi, è ligio e vanta un passato da Refusnik (gli
ebrei sovietici sionisti che desideravano fare l’aliya ma a cui lo Stato
proibiva di lasciare l’Unione Sovietica). Per farlo retrocedere un politico lo
ricatta, minacciando di svelare la relazione che intercorre tra questo e la
giovane Leora. Baruch sa che non cedere al ricatto equivale a mandare all’aria
la propria vita familiare – è sposato e ha due gli – ma è pronto a rischiare.
Per sottrarsi allo stress dello scandalo Baruch parte con Leora alla volta di
Yalta, dove situazioni e persone inaspettate lo attendono. Il libro tocca
diverse questioni: da quella israelo-palestinese alle vicende storiche dei
Refunsik per passare alla storia degli ebrei di Crimea. Tuttavia, un altro è il tema intorno a cui
tutto ruota: la responsabilità delle scelte e la priorità che lo Stato riveste
rispetto al proprio circoscritto nucleo familiare, forse perché Israele, per
lui, è una nazione sì, ma anche una grande famiglia.